Venti ricorsi al Pug "Non ci spaventano, è stato giusto bloccare il consumo di suolo"

Cristina Mazzoni, assessore all’Urbanistica: "Le richieste di annullamento delle norme? Lo strumento è serio, le imprese non sono vessate, la legge regionale difende il territorio bene comune non rinnovabile".

Venti ricorsi al Pug  "Non ci spaventano,  è stato giusto bloccare  il consumo di suolo"

Venti ricorsi al Pug "Non ci spaventano, è stato giusto bloccare il consumo di suolo"

"Non è una raffica di ricorsi, quella pervenuta contro il Comune di Cesena sul Piano Urbanistico generale (Pug). Sono una ventina, poco più di quelli per la variante di salvaguardia, che sono stati 15: molto più specifica, mentre il Pug norma una materia amplissima. Quindi siamo nella norma di un contenzioso per così dire ordinario".

L’assessora all’Urbanistica del Comune di Cesena Cristina Mazzoni valuta così le richieste di annullamento delle norme del piano dei comuni di Cesena e Montiano approvato il 16 febbraio scorso dal consiglio comunale, depositate al Tar di Bologna.

Una ventina di ricorsi, assessora Mazzoni. Per quali casistiche?

"Sono varie: passiamo dalle aree produttive esistenti in zona agricola alle aree di espansione di altra natura, dalle casistiche riguardanti immobili residenziali, ad altre tipologie di vincoli sino a ci cittadini che contestano la perdita di edificabilità dei loro lotti".

Che spiegazione può fornire il Comune di Cesena ai ricorrenti e alla loro percezione di essere stati vessati?

"L’eliminazione di previsioni di edificabilità in zona agricola e le attribuzioni di indici edificatori a prescindere sono la diretta applicazione della nuova legge urbanistica regionale, che ha nel suo stesso titolo l’obiettivo della tutela del suolo: il focus non è più il solo governo del territorio, ma la difesa di un bene comune non rinnovabile".

Le aziende classificate come incongrue nei settori della logistica e della rottamazione non ricomprese nelle aree con destinazione produttiva non possono essere cedute né cambiare settore di attività. Un danno economico ingente.

"Le attività considerate incongrue possono procedere alla ristrutturazione conservativa per effettuare migliorie. Non è comunque trascurata la giusta necessità delle aziende di potersi ampliare e svilupparsi, nel’interesse del benessere e della competitività del territorio: l’articolo 53 della legge assicura questa possibilità alle imprese del territorio. Così come non è esclusa la possibilità alle nuove aziende di insediarsi nel territorio: in questo caso il criterio è quello di preferire i fabbricati esistenti disponibili al riuso, e di lasciare la trasformazione di terreno agricolo in edificabile come soluzione residuale in mancanza di alternative".

Le imprese ricorrenti si sentono vessate.

"Non c’è alcun intento vessatorio rispetto alle necessità delle aziende, ma la necessità di coniugare lo sviluppo economico con la tutela del territorio, per cui devono essere effettive esigenze produttive a sostanziare interventi. E questo laddove sussistano le condizioni di compatibilità ambientale, che è condizione inderogabile. Inoltre questi indici e queste possibilità edificatorie hanno attraversato in molti casi decenni, mentre la norma è molto chiara nel definire la temporaneità del diritto edificatorio, che una volta attribuito non è illimitato. Oggi più che mai siamo messi davanti alla necessità imprescindibile di dover contenere il consumo del suolo e di contemperare le nostre azioni a condizioni di sostenibilità".

Andrea Alessandrini