Duemila persone al via. Duemila donne e uomini pronti a gridare il loro sdegno contro la violenza verso le donne. I numeri dell’edizione 2023 della Wirun, ‘Women in run’, che si è svolta ieri mattina con partenza dall’area del Club Ippodromo, sono stati oltre il doppio rispetto a quelli delle precedenti edizioni. Bene, benissimo. O forse no. Perché la miccia della partecipazione in una luminosa giornata di fine novembre, non è stata accesa dalle condizioni climatiche, ma da una tremenda scia di femminicidi e tantissimi altri atti di violenza contro le donne che in questi mesi, in queste settimane e in questi giorni si stanno susseguendo con una frequenza drammatica. Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa da un uomo. La nostra comunità – di donne e di uomini – non può continuare a sopportare uno scenario del genere e così, mentre i cuori si scaldano, in tanti hanno voluto esserci, concretamente, per devolvere la somma dell’iscrizione alle attività dei centri donna di Cesena e di Cesenatico e anche – forse soprattutto – per testimoniare in prima persona di non essere disposti a continuare ad accettare la violenza. La violenza in generale, perché in effetti ogni tipo di aggressione è sbagliato e nulla può essere ridimensionato, ma quella di genere in particolare. Alla partenza c’erano esponenti delle istituzioni (il vicesindaco Christian Castorri e l’assessora alla mobilità e all’ambiente Francesca Lucchi), dei partiti e del panorama imprenditoriale, ma soprattutto c’erano donne e uomini coi loro pettorali rosa, ognuno dei quali recava un chiaro messaggio contro le sopraffazioni. Erano pronti a correre, a camminare, ad applaudire e a mettere la faccia in una causa non solo giusta, ma doverosa.
Davanti a tutti loro c’era poi Diletta Capobianco, che il 31 maggio del 2012 perse sua madre Sabrina Blotti proprio a causa di un femminicidio e che ora si batte in prima persona per tutelare i diritti delle donne. Niente minuto di silenzio iniziale dunque, perché non è restando in silenzio che si risolve il problema, ma tanti applausi e altrettanto entusiasmo riversati in strada da una comunità che promette di non restare a guardare. Dopo il via di Castorri, il lunghissimo serpentone si è snodato per le strade della città, tra natura e monumenti storici, proponendo due percorsi, uno dei quali inglobava anche la salita della via delle Scalette verso il santuario della Madonna del Monte. Si correva o si camminava, nessuno teneva il tempo. Perché per vincere non si doveva arrivare primi, serviva esserci.