Editoriale

Gli scandalizzati

Giorgio Comaschi è un bravo attore comico, ma l'altra settimana non aveva voglia di scherzare. Su Instagram, con l'aria da cane bastonato, ha raccontato quello che gli è successo. E' stato segnalato due volte sui social e perfino punito con una breve sospensione per due filmatini innocui. Il primo, un colloquio surreale con un personaggio di sua invenzione, l'Uomo camion, che sarebbe poi l'uomo della strada. Comaschi chiedeva: ''Sei mai stato in Ucraina?''. E l'Uomo camion rispondeva: ''Ehhh, ma va là, l'Ucraina l'è un pustaz'' (in bolognese, è un postaccio). Qualcuno ha trovato la cosa assolutamente sconveniente e l'ha fatto notare al gestore della piattaforma. Il provvedimento: sospensione per razzismo. Secondo filmato: un video con gli umarell al supermercato che spingono il carrello. Comaschi ne guarda uno e commenta: ''Ecco, quello è pilotato dalla moglie col telecomando da casa''. Ebbene, anche questa volta qualcuno si è indignato ed è partita un'altra segnalazione per istigazione all'odio. Razzismo e istigazione all'odio. Per aver detto ''l'Ucraina l'è un pustaz'' e aver scherzato sull'umarell telecomandato dalla moglie. Comaschi, costernato, ora si chiede cosa stia succedendo a tutti quanti: ''Un tempo la gente non era mica così''. Ha ragione, sta succedendo qualcosa di grave, che bisognerebbe denunciare ma che molti, per viltà, fingono di non vedere. Capita sempre nei periodi di caccia alle streghe: si scatena l'ordalia pilotata da una minoranza e la maggioranza tremebonda si accoda. Un cortocircuito che crea un clima malsano, dove la libertà di espressione è formalmente garantita ma in realtà sospesa. Tutto è cominciato negli Stati Uniti, e l'intento era nobile: denunciare ingiustizie sociali, sessuali o razziali. Ma col passare del tempo la denuncia sacrosanta si è trasformata in caccia pretestuosa al trasgressore, con l'effetto paradossale di un movimento nato per difendere i perseguitati che a sua volta perseguita. Via via, in America come in Europa, ha preso il sopravvento un moralismo ottuso, ovviamente privo di senso dell'umorismo. I suoi sacerdoti sono pronti a giudicare, con la faccia seria e il dito alzato, truci come inquisitori, scandalizzati in servizio permanente effettivo. Stanno dappertutto: sui social, in televisione, nei giornali. La battuta di spirito non ha più cittadinanza, mezza parola di troppo e finisci alla sbarra: razzista, sessista, maschilista, omofobo. Non è un caso che tra i pochi a denunciare pubblicamente questo andazzo ci siano gli attori comici, da Carlo Verdone a Corrado Guzzanti. Che nostalgia per i tempi in cui si poteva scherzare e la capacità di sdrammatizzare non era considerata un difetto ma una virtù. Però non disperiamo, magari riusciremo prima o poi a svegliarci da questo tetro torpore e un novello Fantozzi, come ai tempi della 'Corazzata Potemkin', troverà il coraggio di gridare al mondo: “Signori, il vostro perbenismo è una cagata pazzesca!”.