MATTEO NACCARI
Editoriale
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Il buio di Dante

In una scuola media di Treviso, due studenti musulmani sono stati esentati dallo studio della Divina commedia di Dante. Secondo il loro prof, che ha scritto ai genitori, studiare Inferno, Purgatorio e Paradiso potrebbe essere offensivo per chi abbraccia l'Islam: famiglie d'accordo, via libera a un programma alternativo con Boccaccio.

Al di là del polverone anche politico che si è alzato attorno al caso, sono interessanti le parole sulla vicenda che arrivano da Ravenna, città che custodisce la tomba di Dante e ne porta avanti lo studio e il ricordo. Per la direttrice della Fondazione Ravennantica, Francesca Masi, ente che gestisce Museo e Casa dedicati al Sommo Poeta, tutto questo è 'anacronistico. Dante non mette Maometto tra gli eretici, bensì tra gli scismatici riconoscendo dunque la comune radice abramitica tra cristanesimo e islamismo. Per Dante l'Islam, che non conosce se non attraverso fonti letterarie, è una forma scismatica, una strada laterale rispetto allo stesso ceppo del cristianesimo'. E poi, fa notare, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa Dire, nella Divina commedia 'vengono strapazzati anche papi e filosofi, ma Dante pone Averroè, filosofo musulmano, tra i grandi spiriti sapienti. Dunque in lui non c'è nessun anti-islamismo, Dante guarda all'elaborazione teologica'. Insomma, forse era meglio riflettere su questi aspetti che negare a due studenti lo studio di Dante. E sia il prof che le famiglie avrebbero dovuto spingersi nella conoscenza della Divina commedia: oscurare è peggio che illuminare. Qui non si tratta di radici italiane o radici estere, ma di negare a qualcuno la conoscenza delle cose non si sa bene per quale motivo. I rapporti tra i popoli vanno studiati, approfonditi, spiegati e non evitati. E lo studio e la lettura non possono far altro che aiutare il dialogo. Ennesima occasione persa dalla scuola italiana.