Editoriale

La burocrazia intralcia il volontariato

Sono un ex dipendente del Comune di Bologna. Ora svolgo un servizio di volontariato per Ail, Associazione per lo studio e la cura di Leucemie Mielomi e Linfomi. Tale attività è gratuita e comprende anche un servizio di raccolta fondi per la ricerca. Di recente ho chiesto a una mia ex collega (di cui ometto il nome) ancora in servizio, di aiutarmi il 17 marzo. Lei mi riferisce che l'ufficio personale vuole una richiesta ufficiale di Ail. Mi chiedo come possa essere possibile che un ente come il comune sia insensibile verso una attività importante come questa.

Marco Zaniboni

Risponde Beppe Boni

L'episodio, se così stanno le cose, lascia l'amaro in bocca. Quando c'è di mezzo il volontariato servono corsie preferenziali. E' probabile che l'insensibilità non c'entri, ma che si tratti di un episodio di rigida burocrazia. Spesso le dinamiche della pubblica amministrazione funzionano con automatismi che non tengono conto delle sfumature. Forse nemmeno l'intelligenza artificiale, che non possiede anima ed emozioni, si comporterebbe così. Nello stesso tempo gli addetti degli enti pubblici talvolta applicano alla lettera senza elasticità, dove invece è possibile utilizzarla senza torti né danni, le regole scritte nei manuali. Senza contare che fuori dall'orario di lavoro, e soprattutto per lo spazio di un mattino, una persona è libera di fare ciò che più la soddisfa, soprattutto se si tratta di volontariato e non di un secondo lavoro. Viene da chiedersi se poi per coerenza gli enti pubblici si comportano sempre e verso tutti i dipendenti con la stessa rigidità. Il volontariato in campo sanitario, va incentivato, aiutato, finanziato. E' un patrimonio collettivo fatto di persone generose che si mettono a disposizione per spirito di servizio senza chiedere nulla in cambio se non la soddisfazione di risultare utili al prossimo. Diamo loro una mano anche senza permesso dell'ufficio personale.

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