MATTEO NACCARI
Editoriale
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Liberi di insultare

La serata era stata organizzata nei minimi dettagli: tutti a tavola per cantare cori antisemiti e razzisti, contro le donne e i migranti, dileggiando anche i caduti di Nassiriya e l'ispettore capo Filippo Raciti. E non solo. Avevano distribuito volantini con contenuti inneggianti a Mussolini e Hitler, insultato una cameriera e minacciato un'altra cliente del ristorante col gesto di tagliarle una gola. Per questo motivo, 26 giovani ferraresi erano stati indagati per le ipotesi di apologia di fascismo, vilipendio delle forze armate, minaccia aggravata e atti osceni in luogo pubblico. Il tutto era avvenuto il 22 dicembre appunto in un ristorante del centro storico di Ferrara. Ora, la procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine: il pm Ciro Alberto Savino non ha ravvisato nei comportamenti dei giovani, pur stigmatizzati, gli elementi necessari per sostenere fondatamente un'accusa in giudizio. Tradotto: liberi tutti e nessuna punizione. Certo, i giovani durante l'interrogatorio hanno chiesto scusa e si sono dimostrati pentiti, ora si aspetta la decisione del gip Carlo Negri, però che tutto questo passi come una goliardata lascia l'amaro in bocca. E un senso di impotenza e vergogna per certi episodi. Quella cena a base di insulti e inni a Hitler e Mussolini non è stata uno sbaglio, un errore o un peccato di gioventù, era qualcosa di pianificato e organizzato. Va bene, i protagonisti hanno dimostrato ignoranza nei confronti dei fatti storici al centro dei loro cori, ma questo non è sufficiente per pensare che tutto debba passare liscio. Così si giustificano becere esibizioni e si lancia il messaggio che tutto è permesso. A casa degli indagati, durante alcune perquisizioni, erano stati trovati santini di Mussolini, calendari fascisti, un manganello sempre con una scritta fascista. Gli uomini, alla cena, si erano vestiti con tute arancioni come i carcerati di Guantanamo e le donne erano invece vestite da sexy poliziotte. Solo pessimo gusto e ignoranza? No, molto di più. Serviva una punizione, anche esemplare. Occasione persa per una città come Ferrara.