ANDREA BONZI
Editoriale
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Lo scontro politico, un inutile braccio di ferro

La quiete dopo la tempesta è un’immagine che, evidentemente, non si addice al sindaco. A seguito della manifestazione di venerdì, dove studenti e centri sociali hanno bruciato le foto di Meloni, Salvini, Letta con Netanyahu, Matteo Lepore ha deciso di rincarare la dose, accusando il centrodestra di alimentare una nuova ‘strategia della tensione’.

Un termine, nella città del Due Agosto, che evoca la più terribile strage neofascista di sempre e che andrebbe maneggiato con cura. Non una parola di condanna sulle modalità della protesta adottate dai manifestanti, ma un rigraziamento agli agenti e al dirigente Digos bersagliato dalle uova.

Agli esponenti di governo e del centrodestra, che chiedevano una presa di distanza dai roghi del corteo e dalle uova lanciate verso gli agenti, il primo cittadino ha deciso di rispondere rincarando ulteriormente il livello dello scontro.

Già alto, se pensiamo al braccio di ferro su Città 30 e sulle infrastrutture: l’ultimo capitolo, le polemiche per l’invio degli ispettori nei cantieri del tram. Una contrapposizione che non può fare bene alla città. E che arriva un po’ inaspettata, anche perché l’altro giorno, la gestione dell’ordine pubblico ha funzionato. Come ha sottolineato il Questore Sbordone, gli agenti non hanno risposto alle provocazioni. Dopo le manganellate di Pisa, nel mirino dei pm e criticate dal presidente Sergio Mattarella, il clima era caldissimo e il rischio di scontri alto. Ora saranno passati al setaccio i filmati, per individuare eventuali reati – dall’imbrattamento al vilipendio alle cariche dello Stato – commessi dai manifestanti in zona universitaria. Giusto che chi ha sbagliato paghi, ma è stato saggio evitare l’uso della forza.

Tornando alla politica, i toni usati da Lepore superano a sinistra anche la posizione della ‘sardina’ Santori. Il giovane consigliere – che per età e battaglie (si veda la legalizzazione della Cannabis) dovrebbe essere il più vicino al sentire dei giovani - è stato allontanato dal corteo. L’ha presa malissimo e ha riscoperto una vena legalitaria, attaccando i centri sociali, rei di aver ‘manipolato’ le istanze degli studenti. Forse è presto per parlare di prova di maturità, resta di sicuro il tentativo di ‘mettere il cappello’ a proteste su temi come il conflitto a Gaza.

Tentativo destinato a fallire, perché le modalità e i temi portati in strada dai manifestanti sono lontani da un Pd che, una volta di più sotto la guida Elly Schlein, appare inevitabilmente lacerato tra l’attrazione per un modello movimentista e il profilo istituzionale che, negli ultimi anni, era stato un tratto distintivo dei dem (sostenitori di tutti i più recenti governi ’tecnici’). Un paradosso che difficilmente potrà trovare soluzione a breve.