Editoriale

La Virtus e i play-in in Eurolega

Alzi la mano chi non è soddisfatto della qualificazione ai play-in di Eurolega della Virtus. Certo, l’attuale ottavo posto sembra distante dal piazzamento che la Virtus ha avuto nel momento migliore della stagione, oscillando tra il secondo e il terzo posto.

Ma, organico alla mano – senza dimenticare il fattore esperienza – la Virtus che volava in Eurolega era qualcosa di eccezionale. Un piazzamento più che meritato, intendiamoci, ma anche un gruppo capace di andare oltre qualsiasi ostacolo. Perché in un ipotetico ranking almeno tre spagnole su quattro apparivano più attrezzate. Così come le due greche e le due turche. E che dire del Monaco? Pensate che Mam Jaiteh, che negli ultimi anni è stato il centro titolare della Virtus, nei primi mesi di Monaco non solo ha fatto ’panca’, ma accanto al suo nome spesso compariva la sigla dnp (did not play). Non giocava nemmeno un secondo, Mam, che da noi e nel nostro campionato ci stava. E ci stava, pur con qualche pausa, davvero bene. Ecco, la qualificazione anticipata al play-in rende merito in qualche modo al lavoro portato avanti da Luca Banchi. Ma, insieme con il coach, è impossibile dimenticare l’apporto della società. Con il Panathinaikos è arrivato, in Europa, il quinto ‘sold out’ di fila. E in Eurolega, che guardano tanto al soldo quanto all’entusiasmo, un’arena piena, calda e appassionata piace. Al punto che, avere impianti pieni, diventa un parametro per meritare nuove chiamate.

La Virtus, poi, riempie la Segafredo Arena, capace di quasi diecimila posti, non, con il rispetto parlando, il gioiellino di Montecarlo. Che è un bell’impianto, ma tiene poche migliaia di spettatori. Con i francesi del Principato, però, il parametro capienza non conta.

Ecco perché i risultati – quelli sul campo e quelli al botteghino – valgono doppio. E in attesa di capire se questa Virtus farà i play-in o direttamente i quarti, sono punti di riferimento importanti. Per continuare a giocare, anche in futuro, in Eurolega. Che è un campionato parallelo a quello italiano. Ma che regala uno spettacolo che nemmeno nella Nba, se non quando scattano i playoff, si sognano.

E allora? Applausi alla Virtus, al coach, al club. E ai giocatori che si sono ritagliati uno spazio importante.