Dalla Tanzania torna a Fano con una larva nel piedino, sei mesi da incubo per una bimba

La disavventura di una piccola fanese di due anni, che in vacanza con la famiglia è stata infettata dal parassita tropicale

Dal paradiso all’incubo: la famiglia Durazzi durante la vacanza in Tanzania

Dal paradiso all’incubo: la famiglia Durazzi durante la vacanza in Tanzania

Fano, 27 maggio 2020 - Due vermi sotto la pelle hanno tormentato una bimba fanese di due anni: prima sul piede, poi sulla natica. Un incubo durato sei mesi. L’infiammazione provocata dal verme "larva migrans cutanea", lungo sette centimetri, in un primo momento è stata scambiata da due pediatri con una dermatite. Poi, grazie agli esami di due dermatologi, è stato scoperto il parassita, che di solito attacca gli animali, ed è stato ucciso con l’azoto liquido.  

Tutto comincia su una spiaggia di Zanzibar, lo scorso ottobre, dove la piccola trascorre le vacanze con i genitori, Angela Di Capua, educatrice di 27 anni, e Alex Durazzi, tecnico informatico di 32. Dopo tre giorni dal ritorno a Fano, la bambina avverte bruciore al dito illice del piedino destro: "La pelle era stranamente raggrinzita - racconta mamma Angela - e sono subito corsa al pronto soccorso del Santa Croce, dove mia figlia è stata visitata da un pediatra, che le ha diagnosticato una semplice alterazione della pelle, da trattare con una pomata, rassicurandomi che sarebbe ben presto guarita".  

Ma trascorsi alcuni giorni, l’infiammazione non accenna miglioramenti, anzi tende a estendersi sul dorso del piede. Quindi la bimba è sottoposta a un’altra visita, questa volta da un pediatra privato, che però conferma la precedente diagnosi, parlando di un eczema da trattare con la stessa pomata già prescritta. Passano le settimane, finché a febbraio, in piena emergenza Covid, l’infiammazione e il bruciore non accennano a diminuire e compare sul dorso del piede della bimba una strana forma: "Pareva un serpentello – aggiunge Angela Di Capua - una specie di verme raggomitolato. Così, muniti di guanti e mascherine, siamo corsi subito da uno specialista di Falconara, che ha diagnosticato la presenza del famigerato parassita, che vive solo in zone tropicali, mentre in Italia è pressoché sconosciuto".  

Il medico a quel punto esclude le compresse vermicide, che sarebbero efficaci ma avrebbero effetti collaterali pesanti, e decide di uccidere il verme con l’azoto liquido. La bimba avverte un certo bruciore, ma l’operazione riesce. L’incubo pare avere fine e la famiglia trascorre la quarantena guardando in tv, ormai con un certo distacco, i documentari sui vermi e i parassiti che riescono a infettare l’uomo. Immagini impressionanti, tra diagnosi nefaste e arti da amputare, ma è solo un modo per esorcizzare la paura.  

Paura che invece ritorna, inaspettata, quando all’improvviso, dieci giorni fa, mamma Angela scopre osservando la figlia un altro verme sotto la pelle, stavolta sulla natica: "Era dello stesso colore e lunghezza del precedente, ma la posizione faceva temere che potesse penetrare nell’intestino di mia figlia". La famiglia contatta un altro dermatologo, questa volta a Rimini. Il medico diagnostica un secondo parassita, del medesimo tipo del primo, ma decide di non usare l’azoto liquido sulla natica, per non provocare estremo dolore alla bimba. Quindi applica una potente pomata, che neutralizza lo sgradito ospite: "Spero che sia davvero finita – commenta Angela Di Capua – perché abbiamo vissuto per sei mesi come in un film dell’orrore. Ho letto storie agghiaccianti, facendomi suggestionare da immagini raccapriccianti pubblicate sul web, ma per fortuna alla fine ho incontrato due specialisti competenti e l’incubo è finito". © RIPRODUZIONE RISERVATA