Quando anche Fano fu cinta d’assedio

Dante Piermattei rievoca in un libro la battaglia che nel 1463 vide Federico da Montefeltro spodestare Sigismondo Malatesta

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di Tiziana Petrelli

"In questi mesi ragionavo sulla guerra tra l’Ucraina e la Russia… e così mi è venuta voglia di approfondire la mia conoscenza dell’assedio di Fano che sancì la fine dei Malatesta. Perché la storia si ripete, ora come allora". Così ha spiegato le ragioni della sua nuova fatica letteraria il fanese Dante Piermattei, che a 80 anni di età non si è ancora stancato di andare alla ricerca di curiosità culturali che riguardano la storia della nostra città.

Sarà presentato venerdì alle 17.30 nella sala di rappresentanza della Fondazione Carifano che lo ha editato, il libro "All’Alifante il cor l’Aquila morse", frase stralciata per l’occasione dalla "Cronaca rimata dedicata alla vita e ai fatti di Federico da Montefeltro" scritta da Giovanni Santi, pittore e poeta, padre di Raffaello: una metafora che allude all’esito della cruciale battaglia del fiume Cesano (del ventennale contrasto che oppose Sigismondo Malatesta signore di Rimini e Fano a Federico da Montefeltro) che consentì al vittorioso conte di Urbino di dar corso nel 1463 all’assedio di Fano, allora importante città della signoria malatestiana, reclamata da papa Pio II Piccolomini che aveva rotto ogni alleanza con l’animoso condottiero riminofanese.

"Nella disputa tra i due duellanti – spiega Piermattei, che ha legato questo lavoro al 600esimo anniversario della nascita del duca Federico che si celebra quest’anno –, peraltro ereditata da più antiche discordie famigliari, in merito alle contese di confine dei rispettivi territori tra costa ed entroterra, l’Elefante era il simbolo araldico più conosciuto di Sigismondo Malatesta, l’Aquila quello del suo avversario, Federico da Montefeltro". È un agile libretto di 141 pagine quello che verrà presentato dall’autore assieme agli storici Daniele Diotallevi e Anna Falcioni (docente di storia medievale all’Università Carlo Bo di Urbino) che contiene al suo interno il racconto di Pier Antonio Paltroni (con prefazione e note di Giuseppe Castellani) risalente al 1896 e conservato nella Biblioteca Federiciana.

"Presenterò il libro con un’accademica – dice orgoglioso e modesto Piermattei –. Io invece sono semplicemente uno che ama raccontare le cose man mano che le conosce. Di questo assedio i cittadini fanesi sanno ben poco, se non forse che in quei quattro mesi crollò la parte superiore dell’Arco d’Augusto. Io ho voluto dare una luce un po’ più comprensibile ai fatti narrati da Paltroni: a me è piaciuto approfondire cos’erano questi uomini… più che quello che hanno fatto".

Dalla lettura di questo volume, che grazie alla Fondazione verrà regalato a quanti parteciperanno alla presentazione, emergono le caratteristiche del Duca Federico da Montefeltro e di Sigismondo Pandolfo Malatesta, esattamente contemporanei, benché Sigismondo fosse maggiore di cinque anni, ambedue figli illegittimi e tuttavia legittimi sovrani di principati press’a poco uguali e incastrati l’uno nell’altro, condottieri ricercati dalle stesse potenze in Italia, abituati alla dura vita del campo e che per i loro palazzi si servivano degli stessi artisti. Differivano solo sul piano morale…