"Franzolin, rischio suicidio Servono cure in struttura"

Omicidio di via della Ghiara, la relazione del perito sul figlio della vittima "In carcere non può essere seguito". La difesa: "Ora si trovi una soluzione"

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di Federico Malavasi

Stefano Franzolin, in carcere per l’omicidio dell’anziana madre, Alberta Paola Sturaro, ha bisogno di cure. Secondo il perito incaricato dal tribunale non può però esservi sottoposto rimanendo in cella. Per la sua situazione sarebbe infatti necessario un "ambiente specialistico protetto", come ad esempio una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Sono, in estrema sintesi, le conclusioni alle quali è arrivata Giuseppina Meloni, la psichiatra a cui era stato assegnato il compito di valutare la capacità di Franzolin di rimanere in carcere o se invece fosse auspicabile per lui una misura diversa. La professionista era stata nominata dal gup Vartan Giacomelli. La sua relazione è stata discussa ieri in aula, a poco meno di un mese dall’inizio del processo durante il quale il 49enne dovrà rispondere dell’omicidio della madre davanti alla corte d’Assise (prima udienza, 7 luglio).

Entrando nel dettaglio dei risultati della perizia, Franzolin potrebbe essere soggetto a sentimenti di forte angoscia, tali da sfociare in atti "autopunitivi". In sostanza, come chiarisce la psichiatra, potremmo trovarci in presenza di un rischio suicidiario tale da rendere necessario un trattamento adeguato. Trattamento che però, è la conclusione, può essere portato avanti al meglio solo in un ambiente protetto. Insomma, il 49enne non sarebbe di per sé incompatibile con la detenzione carceraria, ma sicuramente rimanendo nella casa circondariale non potrebbe essere sottoposto alle cure di cui avrebbe bisogno. Valutata la relazione del perito, il giudice si è riservato la decisione. Detto ciò, rimane un nodo da sciogliere, un problema su cui ha puntato il dito anche il difensore dell’imputato, l’avvocato Alberto Bova. La Rems competente per il nostro territorio, cioè quella di Reggio Emilia, non ha posto. "Bisogna trovare una soluzione – ha commentato il legale al termine dell’udienza – perché il diritto alla salute deve prevalere su tutto il resto. Questa situazione deve essere affrontata e non può ricadere sull’indagato".

Come anticipato, il processo a carico di Franzolin inizierà il 7 luglio davanti alla corte d’Assise. L’uomo deve rispondere di quanto accaduto il 22 marzo dell’anno scorso quando, tra le mura dell’abitazione di famiglia in via della Ghiara, soffocò la madre 75enne con un cuscino. Il 49enne confessò immediatamente, ma le sue dichiarazioni, vista la situazione psicologica, furono attentamente vagliate da procura e carabinieri. Ora, a un anno e mezzo dai fatti, si attende quindi di capire se dovrà rimanere in carcere o se per lui si apriranno le porte di una struttura.