Così si distrugge la cultura della nostra civiltà

Insegno matematica e fisica alle scuole secondarie e vorrei che questo mio grido d'allarme possa avere il giusto spazio. La pensata di alcuni colleghi di Treviso in merito all'esenzione dello studio di Dante Alighieri per due studenti musulmani è a dir poco grottesca e non fa altro che aggiungere un nuovo tassello alla delegittimazione della scuola pubblica italiana. In questo Paese si vive di sensi di colpa, erroneamente fondati sulla convinzione che quanto il nostro Occidente ha prodotto fino al secolo scorso sia poco condivisibile e, nel migliore dei casi, passibile di rivisitazione. Anziché porsi il problema del neo-analfabetismo imperante, dello scarso amore per lo studio da parte di un crescente numero di studenti, delle famiglie che sovente agevolano tali tendenze, del clima anti-culturale in cui questi ragazzi sono immersi, i colleghi trevigiani pensano di amputare la nostra cultura. Da questa "geniale" idea alla costituzione di un pensiero debole, suscettibile di attacchi esterni, il passo è breve. Ci stiamo privando di quella luce che per tanti secoli ha dato lustro al nostro Paese, ha spinto a nobili azioni, ci ha abituato al senso del Bello. Vorremmo diventare dei pellegrini che si sentono continuamente ospiti e mai residenti? Questo triste e mi auguro irripetibile episodio mi fa venire alla mente una celebre frase del Manzoni: "Il buon senso c'era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune" (Promessi Sposi, cap. XXXII). Certi atteggiamenti fanno solo male all'uomo: si rifletta.

Ermanno Pasquarelli