Ecco la scuola che vorrei

Sono una studentessa del Liceo A. Righi di Bologna. Scrivo questa lettera per esprimere la mia preoccupazione rispetto al recente episodio riguardante il nostro liceo. Questo, sommato alla riforma Valditara, solleva interrogativi significativi sullo stato attuale del sistema scolastico italiano e la necessità di un cambiamento. La decisione della preside Angela Rita Iovino, di comunicare sanzioni agli studenti che avessero occupato la scuola, ha generato riflessioni sulla gestione delle situazioni di conflitto e sull'autorità all'interno delle istituzioni educative. Tale approccio, seppur motivato dalla necessità di mantenere l'ordine, solleva dubbi riguardo alla promozione del dialogo e della risoluzione pacifica dei conflitti. È evidente che esistono crescenti tensioni all'interno della comunità studentesca, come dimostrato dalle occupazioni scolastiche sempre più frequenti. Gli studenti hanno bisogno di una scuola che non sia solo prendere dei voti sufficienti per ottenere un’estate tranquilla, ma di una che li appassioni e li coinvolga. Perché non è così? A partire da un mondo che è solo più del fare e ha cessato di essere, si è arrivati a delle scuole che con la riforma Valditara diventano di proprietà delle stesse industrie in cui gli studenti lavoreranno; esempio eclatante di quanto poco importi allo Stato di tutelarci e di formarci per la nostra vita, non per un’industria privata. Ci sono poi dei presidi e dei professori che credono fermamente in una scuola apolitica, non curanti del ruolo dell'istruzione nel promuovere la cittadinanza attiva e il pensiero critico. Nei licei di oggi ci sono poi PCTO, corsi di orientamento, attività per i crediti formativi, educazione civica; come si fa a imparare? È rimasto solo il tempo per memorizzare e prendere un voto alla verifica, ma la scuola non può essere solo questo. La scuola non può solo prepararti a lavorare, ti deve insegnare e coinvolgere nelle materie; deve essa stessa aiutarti a conoscere e alimentare le tue passioni. Tutto ciò che riguarda l’essere una persona felice, appassionata e il vivere una vita provando ciò che si fa, è andato perso, di oggi tutti hanno fretta di fare: fare un viaggio, fare un investimento, fare donazioni, fare tutto subito; ma ciò vuota queste cose della loro bellezza, esse diventano insignificanti, solo una frase in più da mettere sul curriculum. La scuola deve cambiare per formare dei cittadini che non facciano solo un lavoro, ma che lo amino; persone che non vedano nella scuola e nel lavoro, un dovere, ma un piacere perché fanno ciò che amano. Se la vita è solo più vista come una lista di cose che si ha fatto, e non ci si sofferma nemmeno sul come ci si è sentiti facendole. Allora essa non è altro che del tempo che scorre.

Caterina Bentini, studentessa