Il tradimento calcistico di Thiago Motta

Ecco come si è infranto il sogno: per l'ambizione, l'avidità di denaro, che finisce per calpestare tutto e tutti - sentimenti compresi - e la smania di potere che si manifesta nel voler appartenere a l'élite del calcio che conta, destinata a cadere sempre in piedi. Ora lo si può affermare con una certa attendibilità: Thiago Motta, che quando è approdato a Bologna, come allenatore era quasi un signor Nessuno, si è servito della città e della squadra, come trampolino di lancio. Non me ne vogliano i benpensanti per questa mia lungimiranza, perché, come diceva il buon Andreotti "A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina". La scusa ufficiale del mancato rinnovo di Motta starebbe, per i ben informati, nella scarsa libertà di movimento che gli sarebbe stata concessa nella compravendita dei giocatori. Scusa del tutto ingiustificata dal momento che il Presidente Saputo non ha tirato al risparmio allestendogli una squadra con l'obiettivo salvezza ma gli ha consegnato tra le mani, attraverso il sapiente lavoro del DS Sartori (vero artefice del miracolo), un gioiello di rara bellezza. Ma tutto questo evidentemente, non è bastato al "signor" Thiago Motta per rimanere alla guida dei suoi ragazzi, che diceva di amare come dei figli e di cui andava tanto orgoglioso . Il canto delle sirene è stato più forte. Poco o nulla deve essere contato, per lui, pensare alla soddisfazione e all'orgoglio, appunto, di girare l'Europa esibendo quel gioiellino che, anche lui, aveva contribuito a forgiare. Fino all'ultimo, ha preferito tacere le sue intenzioni. Bologna lo ha amato di un amore incondizionato mentre la società gli ha fornito i mezzi e le condizioni per lavorare al meglio, consentendogli di mettersi in luce sul panorama internazionale ... amore evidentemente non ricambiato… A riprova di ciò, sta il fatto che, alla fine dell'ultimo incontro, mentre i ragazzi in campo si stringevano in un forte abbraccio tra di loro e con i tifosi, Thiago stava già guadagnando la via degli spogliatoi e se qualcuno non lo avesse ripetutamente richiamato, se ne sarebbe andato senza salutare nessuno. Durante la partita con la Juventus, i numerosi e avventati cambi, hanno fatto sì che ci rimontassero di 3 gol in 15 minuti mentre col Genoa, qualcuno mi dovrebbe spiegare perché, in un Bologna già orfano di Ferguson e Zirkzee, in panchina dovessero sedere quasi tutti i giocatori della prima squadra, per dare spazio a chi ha sempre giocato meno ... se, a questo, aggiungiamo la festa di fine campionato, organizzata 2 giorni prima dell'ultima gara, vien da pensare che i giochi ormai fossero fatti, che la classifica non dovesse subire ulteriori scossoni, con la Juventus al 3° posto e tanti soldini in saccoccia.

Lorena Monari