"Nessun risarcimento e non è stata fatta giustizia"

L’amarezza di Jennifer Sarchiè, figlia del venditore ambulante di pesce ucciso nel 2014: "Dopo due anni ancora da fissare l’appello per Seminara"

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"Sono passati due anni, e ancora non è stata neppure fissata l’udienza in appello per Santo Seminara. Non abbiamo mai avuto alcun risarcimento per quello che abbiamo subito, ma almeno volevamo la giustizia". Parla con grande amarezza Jennifer Sarchiè, la figlia di Pietro, il venditore ambulante di pesce di San Benedetto ucciso il 18 giugno 2014, a 61 anni. Per quel delitto, nato da una rivalità commerciale, nel 2018 Giuseppe Farina è stato condannato in via definitiva all’ergastolo, e il figlio Salvatore a venti anni di reclusione. A margine del processo per omicidio, se ne era aperto un altro. I Farina, infatti, dopo aver sparato a Sarchiè, chiesero a un amico, Santo Seminara, imprenditore edile di origini catanesi come loro, di usare il suo capannone a Castelraimondo per fare a pezzi il furgone del sambenedettese. A Seminara, i Farina regalarono anche il pesce di Sarchiè. L’imprenditore fu accusato di favoreggiamento, ricettazione e riciclaggio. Nel processo di primo grado, era stata chiesta la condanna a sette anni di reclusione per il catanese, che aveva anche dei precedenti. La Corte invece, nell’ottobre 2020, lo aveva condannato per favoreggiamento e ricettazione a tre anni e mezzo. La Procura aveva presentato ricorso in appello, collegando la vicenda a un omicidio pluriaggravato e dunque sollecitando una pena più severa. Ma dopo due anni, ad Ancona non è stata neppure fissata la data dell’udienza per riesaminare la vicenda.

"Noi siamo veramente delusi" commenta Jennifer Sarchiè, parte civile con la madre e il fratello, assistita dagli avvocati Nicodemo Gentile e Alessia Modesti. "Da anni aspettiamo di avere giustizia per quello che è stato fatto a mio padre. E dopo tutto questo tempo, non solo non c’è una pena definitiva, non c’è nemmeno la data del processo di secondo grado. Sicuramente ci saranno cose più gravi, perché accadono fatti davvero orribili, ma anche ad ammettere questo è passato tanto tempo da quella vicenda. Rischiamo anche che tutto finisca con la prescrizione. Siamo davvero sconcertati. Con l’omicidio di mio padre abbiamo perso tutto, la nostra vita è cambiata per sempre e tuttora faccio fatica a credere a quello che è successo, anche se dopo otto anni dovrei rassegnarmi. L’unica cosa che speravamo di avere era la giustizia, e invece sembra che dobbiamo rinunciare anche a questa. Qualcuno può continuare a fare la sua vita senza pensieri, mentre la nostra è finita".