"I miei genitori in trappola nella città dimenticata"

Andriy Yakuga vorrebbe andare a prendere i suoi familiari al confine: "Ma non riescono a fuggire"

Migration

Andriy Yakuga, ucraino, vive a Modena da otto anni. Dopo un master all’Università di Bologna lavora come project manager in un’azienda di informatica in città. Dall’inizio del conflitto si è subito messo all’opera per aiutare tanti suoi connazionali che stanno arrivando nella nostra provincia; trovare loro contatti, alloggi, spedire in patria materiale di ogni tipo. Ora il suo cuore batte per i suoi genitori, intrappolati a Chernihiv, città a nord est di Kiev colpita negli ultimi giorni da una pioggia di razzi che hanno distrutto palazzi, edifici pubblici, ponti, biblioteche. Andriy si sta attivando per portare a Modena i suoi genitori ma l’impresa non è affatto facile. "Non è facile uscire dalla città perché ancora non ci sono corridoi umanitari – racconta – la situazione è drammatica. Mia sorella vive a Kiev ed è riuscita a mettersi in salvo in Austria ma ora temo per i miei genitori. Vivono al quinto piano di un palazzo e sono costretti a rifugiarsi in cantina. La loro casa è ancora in piedi ma ad 800 metri di distanza hanno fatto saltare per aria un palazzo di nove piani, tutti i detriti hanno colpito la loro casa, hanno infissi e finestre rovinati; vivono nel terrore". Andriy si sta organizzando per raggiungere al più presto il confine con la Polonia o con la Slovacchia ma l’ostacolo più grosso è fare arrivare i suoi fino lì. "Attraverso conoscenze cerco di farli portare fino al confine e poi andremo a recuperarli ma è un viaggio difficilissimo perché, ripeto, la mia città sembra dimenticata dagli aiuti in questo momento – racconta – riesco a sentirli a intermittenza perché spesso va via la connessione internet, spariscono elettricità e gas".

I genitori di Andriy fino a pochi giorni prima della drammatica evoluzione del conflitto non volevano spostarsi. "Stavano bene prima di questa guerra – dice Andrij – lavoravano; mia madre è medico; facevano una vita tranquilla e adesso invece è un disastro; la vita è rovinata; non puoi lavorare, fai fatica a trovare cibo, medicinali". Andriy segue l’evolversi di questo dramma dall’Italia. Alla preoccupazione ‘globale’ di tutti per lui si aggiunge quella privata; il suo paese, la sua famiglia in balia di un inferno. Anche lui come tutti spera che presto sul fuoco vinca la diplomazia. "Sto sperando – conclude con un nodo in gola – sento che forse stanno arrivando a qualche trattativa ma i fatti dicono che alla fine si continua a bombardare e la gente continua a morire. Per l’Ucraina non sarà facile, perché c’è anche l’orgoglio del nostro paese; non è possibile che un paese che ha confini, un paese sovrano, perda la sua indipendenza, il suo territorio, no, non sarà affatto facile".

Emanuela Zanasi