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Fabregas plasma il Como. Una squadra in rodaggio
Terzo in classifica da solo, quinta miglior difesa, settimo attacco della B: dal punto di vista dei risultati, il Como attuale è una lieta meraviglia per i suoi tifosi, ma è altresì una squadra completamente work in progress. Sembra un paradosso sostenerlo quando le cose funzionano, ma il primo a dirlo è proprio l’allenatore, Cesc Fabregas (foto), che la squadra l’allena da tre partite, avendo sostituito in panchina Moreno Longo – che pure stava facendo molto bene, con la squadra sesta e una partita ancora da recuperare – lo scorso 13 novembre. Il club ha voluto di più, sotto l’aspetto dell’immagine principalmente, e allora ecco Fabregas che, promosso dalla Primavera, in una recentissima intervista alla Gazzetta dello Sport ha ammesso l’intenzione di modificare tanto: "Stiamo cambiando idea di gioco e farlo a campionato in corso non è semplice", sono state le sue parole. Non ce n’era in realtà bisogno, ma il nuovo tecnico è stato messo lì per dare un nuovo marchio al Como, e ciò significa che i cambiamenti saranno abbastanza graduali, ma si sono già iniziati a vedere. Per dire: il Como di Longo aveva trovato un ottimo equilibrio con la difesa a tre Curto-Barba-Odenthal, ma a Fabregas – che è scuola Barcellona in tutto e per tutto – difendere con cinque giocatori (tre centrali e due esterni) non piace, né del resto ama l’uno contro uno in marcatura. Passerà a quattro, prima o poi, e a un gioco più posizionale, in qualche situazione già visto durante le ultime tre gare (principalmente nel recupero col Lecco, con Curto scalato a terzino destro e Sala a sinistra), ma non ancora definitivamente istituzionalizzato. Insomma: il 3-4-2-1 di Longo è destinato a diventare un 4-3-3 (ma le presenze davanti possono prevedere anche una o due sottopunte, senza modificare l’idea di fondo) che vive di possesso palla e pressing alto. Oggi è un ibrido, domani chissà. Di certo si tratta di una squadra che ha interpreti di lusso per la B, da Cutrone – capocannoniere lariano con 5 gol – a Simone Verdi, piede raffinato e sempre pericoloso sui calci piazzati. Tuttavia, anche a causa dell’infortunio e della convalescenza di Cerri, il Como sinora non ha brillato per la produzione degli attaccanti, e così guardando i dati si scopre che il miglior attacco della squadra è quello della difesa. Occhio: tre sono stati sinora i gol del difensore mancino Ioannou, due a testa quelli dei centrali Odenthal e Barba, e ciò significa che la squadra, almeno quella di Longo, aveva introiettato concetti rilevanti in termini di inserimenti e movimenti di chi, in teoria, non ha nelle sue corde il gol. Il gioco di Fabregas dovrebbe in teoria modificare quest’inerzia, concentrando la produzione su centrocampo e attacco: non a caso nelle prime tre gare con lo spagnolo in panchina i gol sono arrivati da una mezzala (Albildgaard), da un centrocampista offensivo (Da Cunha) e da una punta (Gabrielloni). Alla difesa verrà sempre maggiormente richiesto di costruire, proprio con la famigerata costruzione dal basso oggi tanto di moda e che, magari, il Modena di Bianco potrebbe tentare di mettere in difficoltà col pressing alto considerando che, per questioni di tempo, ovviamente i meccanismi non saranno tutti precisi. A proposito: contro i gialli mancherà lo squalificato Kone, assenza di non poco conto.