La situazione. Bandiera ammainata. Non ce n’è un’altra

Bruno chiude la sua carriera con una vittoria emozionante al PalaPanini, lasciando spazio a riflessioni sul futuro e sulle dinamiche interne della squadra.

Bandiera ammainata. Non ce n’è un’altra

Bandiera ammainata. Non ce n’è un’altra

In una stagione che ha riservato tanti bocconi amari, Bruno ha almeno trovato il dulcis in fundo di chiudere i suoi tredici anni al PalaPanini con una vittoria. Uno dei successi meno significativi della sua carriera, certo, ma battere Padova era ciò che il brasiliano voleva: lasciare che il capitano di una generazione potesse abbandonarsi alle lacrime dopo aver festeggiato. Una serata particolare, foriera di considerazioni e pensieri sul futuro: pensieri che probabilmente hanno riguardato e invaso gli animi anche di Catia Pedrini e Giulia Gabana, lungamente fianco a fianco nel corso del secondo set a parlare fitto (in foto), forse a chiarirsi dopo un rapporto durato cinque anni, il passaggio di mano, alcune evidenti incomprensioni. Una Giulia Gabana che ha bisogno di confronto e conforto, soprattutto oggi che Bruno, la colonna portante, il trait d’union tra campo e dirigenza che spesso ha nascosto la polvere sotto il tappeto, se ne va. La portata di questo addio si misurerà nel medio periodo, certo non oggi e nemmeno all’inizio della prossima stagione, ma una realtà è già evidente: una bandiera si ammaina, non ce n’è un’altra pronta a essere srotolata. Bruno, pur criticato da una parte di tifosi soprattutto per il suo addio nel 2018, è stato oggettivamente un pilastro, in modo particolare negli ultimi tre anni nei quali il suo ruolo fondamentale è emerso fuori dal perimetro del campo, nell’essere collante tra ambiente tutto e società.

a.t.

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