PINO MASCIA *
Cronaca

A Canavaccio, la variante del cemento su un’area archeologica inesplorata

L’appello del professor Pino Mascia. Il Comune ha ignorato una perizia che rivela un’"alta" probabilità di tesori sepolti

A Canavaccio,  la variante del cemento su un’area archeologica inesplorata

A Canavaccio, la variante del cemento su un’area archeologica inesplorata

Canavaccio terra di tutti, terra di nessuno. Come un fulmine a ciel sereno, arriva la notizia di un progetto di una nuova zona industriale da realizzare a Canavaccio, nella stessa area interessata tempo fa dal biodigestore. Notizia inaspettata, perché le problematiche evidenziate tempo fa, rimangono invariate, la zona è un tipico esempio delle colline urbinati, inserita tra due parchi naturalistici quello della Cesana e quello del Furlo ed è un incantevole connubio tra il rapporto natura e lavorazione agricola, e nelle diverse stagioni è un continuo variare di colori, che ti avvolge di meraviglia.

Canavaccio è la frazione più popolosa di Urbino, che ha già una zona industriale, frutto di un’interpretazione indecorosa del piano regolatore di De Carlo e bisognosa di una riqualificazione urbanistica, rispondendo ad un crescere variegato delle abitazioni con pochi servizi. La moderna frazione, si è principalmente espansa nella seconda metà del 900, sovrapponendosi a tracce e resti di una antichissima storia, ben ricostruita nel libro “Gaifa terra di nessuno” a cura di un gruppo di studiosi che hanno documentato la presenza dell’uomo dal IV millennio ad oggi. Con importanti testimonianze Picene , Romane, medioevali, Longobarde che sono state distribuite in vari musei Urbino, Fossombrone, Ancona, oppure depredate.

Nel maggio 2023 viene presentato ai cittadini nella sede dell’Acli dal sindaco e dai suoi collaboratori, un concorso di idee per la sistemazione dell’area ex Osca, che ha stupito per le qualità progettuali e soprattutto per la volontà di considerare il luogo, non più una periferia ma un “ingresso ideale” per Urbino, che contenesse luoghi di insediamenti artigiani, scuole, spazi espositivi, un archivio centrale, un piccolo parco, alcune abitazioni. Un progetto ecosostenibile e soprattutto rivolto alle esigenze del territorio, che alzasse la qualità della vita di tutti i cittadini, liberando la zona della fabbrica dismessa, da eternit e cemento.

Uno spazio ampio da vivere, sia in estate che in inverno, con ambienti accoglienti pieni di luce e verde, con habitat per la socialità, per i giovani e i cittadini che vogliono ritrovarsi in un nuovo tipo di ambiente pubblico, un modello già diffuso all’estero con pochi esempi in Italia. Sembrava quindi che finalmente si potesse voltare pagina e dare dignità e respiro a questa pianura che costeggia il Metauro, allontanandosi dagli storici comportamenti delle amministrazioni comunali, che lo hanno considerato sempre come esempio di marginalità, in passato si tentò di costruire un carcere di massima sicurezza, poi un centro di raccolta per i rifiuti tramite ferrovia, poi con il tentativo di costruire un biodigestore.

Invece sotto Natale arriva un nuovo “dono” da parte dell’amministrazione comunale, "abbiamo l’opportunità di ricavare 40mila metri quadri, da destinare ad area produttiva/artigianale a Canavaccio presso Santo Stefano di Gaifa approvando una variante parziale al Prg".

E questo in un posto, come leggo nella ricerca fatta per la sovrintendenza archeologica dalla ditta Tecne, in uno spazio che "si trova nello specifico presso una zona a vincolo di tutela paesaggistica… l’area soggetta a variazione del Prg mostra una chiara anomalia cromatica e vegetativa di forma circolare ben definita, inoltre, la presenza di materiali archeologici recuperati durante le ricognizioni archeologiche, fa presupporre la conservazione nel sottosuolo di elementi archeologici…in base alla presenza di elementi archeologici nelle immediate vicinanze, che insistono anche nell’area indiziata dai lavori e alla presenza/assenza di attestazioni archeologiche sparse in un areale più ampio, il grado di rischio e di potenziale risulta essere alto. Quindi l’esito della ricerca è stato: positivo. Grado di potenziale archeologico: alto. Grado di rischio per il progetto: alto. Impatto accertabile: alto".

La nuova legge urbanistica della regione Marche chiede a tutte le amministrazioni di sostenere lo sviluppo dell’artigianato e dell’industria, ma senza occupare né cementificare altro suolo, utilizzando zone industriali già esistenti, dove ci sono lotti liberi da edificare ed edifici e capannoni dismessi da recuperare. Urbino si è salvata dallo scempio che molte città hanno subìto dal dopoguerra in poi, perché ha avuto il coraggio di andare contro la volontà pressante degli imprenditori edili, per fortuna così non è stato costruito quasi nulla, all’interno delle mura storiche, per questo ora è il luogo che molti ci invidiano, un gioiello rinascimentale patrimonio mondiale dell’umanità. Non si tratta di essere ciecamente contro qualcuno o qualcosa, ma valutare con attenzione gli interessi di tutti, non solo di uno, il futuro di queste zone è in quello che già esiste è la sua tutela e valorizzazione di questo straordinario territorio, attraverso la totale conversione agricola al prodotto biologico, per aumentare il distretto delle Marche culla del biologico italiano, che sorveglia territorio, biodiversità, bellezza, salute e turismo.

Si vede in rete, un rendering della costruzione ideata per Santo Stefano di Gaifa assolutamente improponibile, che parla da solo anche ai più sordi, dove c’è la simulazione di ciò che dovrebbe essere questa opera e come si inserisce nel paesaggio, questo migliorerà la vita di tutti? Bisogna opporsi a questa ipotesi, dobbiamo avere il coraggio di credere su ciò che già esiste, lasciando in pace un suolo già profondamente ferito. Indirizziamo le risorse sulla bellezza, sui prodotti della terra, sull’allevamento tradizionale, sulla enocultura, sulla cucina, sul turismo ecosostenibile, sul cicloturismo e sui percorsi dei sentieri e tante altre cose che stanno attivando giovani imprenditori e poi se si vuole investire, se qualcuno ne ha voglia, indagare, facendo una prima campagna di rilievi archeologici e svelare cosà c’è in quella “anomalia semicircolare” e magari trovare qualcosa che ci faccia stupire, ma questa è un’altra storia, per il momento godiamoci questa Meraviglia della natura che è il vero tesoro da lasciare al futuro.

* artista, docente

Accademia Belle Arti di Urbino