A che servono le palle di cemento? Non lo sapremo

L'autore esprime una critica all'amministrazione pubblica, invitando a chiarire la presenza di "palle" di cemento in città. Un'occasione per riflettere sulla democrazia e su come i canali di comunicazione siano cambiati.

Gentile lettrice, mi piace pensare che questo labile spazietto di corrispondenza possa semmai valere qualcosa più come occasione di esternazioni e di considerazioni ad alta voce piuttosto che come eventuale scambio di corrispondenza. Oggi i canali epistolari sono altri e corrono da cellulare a cellulare nel giro di qualche secondo. Lascio poi da parte come coglionata colossale da sussidiario delle elementari il possibile timore ed attenzione che una "lettera al giornale" possa far nascere in una qualunque autorità pubblica: non temono sms e Facebook che le colpiscono anche con volgarità, figuriamoci se prendono in considerazione una piccola ed educata protesta di un cittadino o di una cittadina. Fra l’altro non sarebbe così difficile dire chiaramente e definitivamente perché quelle "palle" di cemento sono ancora lì, una ha addirittura un lucchetto e chissà perché. Sono obbligatorie per legge? Ci vuole l’autorizzazione di qualcuno per toglierle di mezzo? Si è convinti che abbelliscano la città? Mi piacerebbe che l’ufficio competente una volta tanto venisse fuori e dichiarasse: cari signori, smettetela con questa storia, ci spiace, ma le palle devono stare lì. Perché? Boh. Ah, questa sì che sarebbe democrazia.

Grazie, ci risentiamo alla prossima palla.