A tu per tu con il Borgia nella Rocca

A Gradara visite notturne con attori e musica. Lucrezia accoglie gli ospiti in camera.

A tu per tu con il Borgia nella Rocca

A tu per tu con il Borgia nella Rocca

“Carnevale alla Rocca“ – novità dell’offerta culturale gradarese – è stato un esperimento ben riuscito. Cinque attori, tre danzatrici dell’associazione coreutica La fabula saltica, con la guida culturale di Fabio Fraternali, per tre sere e due turni dalle 19 alle 23, hanno trasportato, in totale, un centinaio di spettatori, indietro nel tempo. "E’ stato un sold out incoraggiante per nuove, future, proposte" è il commento di Federico Mammarella, presidente di Gradara Innova, braccio operativo dell’amministrazione comunale.

"Con l’idea di allestire il sapore di una festa carnevalesca – spiega Fraternali che nella piece teatrale indossa mantello e maschera di un notabile col nome di fantasia, Bernardino Samperoli – abbiamo attinto ad un momento del passato tra i più evocativi: è noto che nel 1502 Cesare Borgia, detto il Valentino, invase il Ducato di Urbino e anche Pesaro e Gradara, il cui signore era Giovanni Sforza. Sebbene non ci siano tracce storiche di festeggiamenti in quel contesto alla Rocca, abbiamo romanzato la situazione offrendo al pubblico uno spaccato dei costumi dell’epoca. Il pretesto attinge al ritorno di Lucrezia Borgia nella Rocca che l’aveva vista per pochissimo tempo, giovane sposa di Giovanni. La narrazione gira intorno al Valentino che si impadronisce della Signorìa sforzesca – unica verità storica – infiorettando con minime, ma suggestive animazioni, plausibili frammenti di vita del tempo. Del resto i Borgia, nell’immaginario comune, sono personaggi dalla vita sregolata: un’attitudine che ben si adattava alla evocazione del rovesciamento carnevalesco". E così, girando stanza dopo stanza, si incontrano Cesare Borgia e la sorella Lucrezia; un servitore e una fantesca presi da sogni di riscatto sociale; una dama, indifesa davanti alle pretese del Valentino: nonostante il lignaggio e l’essere già maritata, non c’erano ostacoli alle voglie del figlio del Papa.

In questo breve spaccato, quindi, emerge il tema sociale dell’emancipazione femminile, o anche riecheggia l’eredità di Guglielmo da Pesaro, primo coreografo nella storia della danza di corte. L’esperienza raggiunge il suo massimo coinvolgimento quando nel salone più grande – la sala di giustizia – si incontrano tre dame, vestite di velluti e broccati, adornate di perle, che invitano i presenti alla danza. In meno di un soffio, una delle dame ha insegnato agli spettatori una decina di passi da fare insieme, mano nella mano, al ritmo del Ballo in fa diesis minore, melodia cinquecentesca, nota ai più grazie alla rielaborazionedi Angelo Branduardi. L’interazione è la chiusura piacevole di un’avventura curiosa che raggiunge lo scopo di mostrare, con luce diversa, gli ambienti della Rocca di Gradara.

Solidea Vitali Rosati