Bamforth ai saluti, oggi vola negli States. E’ stato il leader mancato di una Vuelle triste

Il suo pedigree era di quelli importanti, ma la condizione fisica non lo sostiene più. E dopo l’infortunio non è stato all’altezza

Bamforth ai saluti, oggi vola negli States. E’ stato il leader mancato di una Vuelle triste

Bamforth ai saluti, oggi vola negli States. E’ stato il leader mancato di una Vuelle triste

L’unica cosa certa di questa settimana convulsa è che oggi Bamforth parte per gli Stati Uniti. Il giocatore aveva anche dato la disponibilità a rientrare fra un paio di settimane, se ce ne fosse stato bisogno, ma visto l’esiguo numero di partite che mancano le due parti si separeranno definitivamente. Lascia, Scott, proprio alla vigilia del suo ritorno a Sassari, la piazza che in Italia l’ha amato alla follia, quando ancora però aveva 28 anni ed entrambe le ginocchia sane. La rottura dei legamenti crociati, accaduta nel gennaio del 2019, al suo secondo anno col Banco di Sardegna, ha sicuramente condizionato la sua carriera e arrivato a 34 anni, con un fisico tutt’altro che esplosivo, tutto è diventato più difficile per lui. Forse la società pesarese non ha valutato bene quest’aspetto e cioè che se non hai una guardia dal potenziale atletico importante la tecnica non basta più in questa epoca in cui il basket si è trasformato profondamente.

Lascia Pesaro, Bamforth, con statistiche che sono anche ‘ingannevoli’ perché comunque 13,7 punti di media li ha segnati sfiorando il 42% da tre, ma non c’è stata una partita in cui dalle sue mani sia passato il pallone della vittoria. E’ stato certamente più incisivo nella prima parte del campionato, quando nelle vittorie aveva fatto comunque bottino (21 punti a Brindisi, 15 a Milano, 19 con Tortona, 23 con Treviso, 12 a Pistoia). Poi, una volta rientrato dall’infortunio, non è più stato a quei livelli, tanto che nei successi con Brescia e Bologna è stato a dir poco marginale (4 punti contro la Germani, appena 2 contro la Virtus). Il suo plus-minus, la statistica che Repesa riteneva più importante per valutare quanto incidesse un giocatore sul match, lo ha visto spesso chiudere in negativo, anche pesantemente (-25 con Cremona, -34 a Reggio Emilia, 20 a Trento). La sensazione insomma di aver preso un campione sul viale del tramonto è concreta per questo la delusione è più cocente perché su di lui, avendo un certo pedigree, i tifosi ci contavano.

Adesso tocca agli altri prendersi i suoi minuti e cercare di fare qualcosa di più e di meglio, a partire da Wright-Foreman che dopo i bengala sparati al debutto è andato all’indietro come i gamberi diventando persino dannoso nell’ultima trasferta di Treviso con isolamenti chiesti a gran voce ai compagni, ma finiti poi con delle palle perse. Forse potrebbe incidere di più Tambone o magari ritrovare più spazio Visconti, ma di sicuro senza l’apporto del nuovo americano sarà difficile avere ciò che manca alla squadra e cioè qualcuno che batta l’uomo in uno contro uno e non il solito tiro da tre.

Elisabetta Ferri