Bimbo morto a 7 anni. Medico curò un’otite con l’omeopatia. C’è la condanna bis

Tre anni per omicidio colposo, la sentenza confermata in Appello. Il nonno del piccolo scoppia in lacrime alla lettura del dispositivo. "Andrò a trovarlo al cimitero e potrò dirgli che ha avuto giustizia".

Bimbo morto a 7 anni. Medico curò un’otite con l’omeopatia. C’è la condanna bis

Bimbo morto a 7 anni. Medico curò un’otite con l’omeopatia. C’è la condanna bis

"Finalmente ora quando andrò a trovare Francesco al cimitero potrò dirgli che ha avuto giustizia". Dice questo, commosso, Maurizio Olivieri, ieri pomeriggio nell’aula della Corte di Appello di Ancona, alla lettura della sentenza. Olivieri è il nonno materno del piccolo Francesco Bonifazi, originario di Cagli, morto a 7 anni il 27 maggio del 2017 per una banale otite curata solo con rimedi omeopatici. L’appello conferma la sentenza di primo grado del novembre 2022, cioè i tre anni di reclusione inflitti a Massimiliano Mecozzi, l’omeopata ora 62enne, di Pesaro, accusato di omicidio colposo. È lui che nel 2017 cura con l’omeopatia un’otite che, senza la barriera degli antibiotici, diventa fatale: attacca il cervello e il bambino muore il 27 maggio, dopo alcuni giorni di agonia. Confermate tra l’altro ieri anche le provvisionali risarcitorie stabilite dal primo grado, e cioè 40mila euro per il nonno, e 30mila per lo zio. Per l’omeopata anche l’interruzione dai pubblici uffici per 5 anni, appena la sentenza passerà in giudicato.

Il nonno di Francesco è sempre stato presente in aula, in tutte le udienze. C’era anche ieri, e scoppia a piangere quando la corte legge il dispositivo. "Francesco – dice il nonno 69enne – non ce lo ridarà nessuno, ma oggi ho avuto la netta sensazione che finalmente mio nipote ha la giustizia che meritava". Era assente invece l’imputato, Mecozzi, che ha portato un certificato medico. Alle 3 di ieri pomeriggio la Corte dorica chiude quindi un’altro capitolo, forse l’ultimo se la difesa di Mecozzi non farà ricorso in Cassazione, di una vicenda processuale lunga sette anni. Proprio per questo, sia Federica Mancinelli, l’avvocato che rappresenta la parte civile della famiglia Bonifazi (il nonno e lo zio) che lo stesso nonno, Olivieri, temevano che il processo si impantanasse fino al rischio di prescrizione. Nel gennaio scorso, due dei giudici che componevano la Corte erano risultati incompatibili, e andavano sostituiti. Così è stato, e ieri si è arrivati alla sentenza.

"Oggi – ha detto l’avvocatessa Federica Mancinelli – parlo a nome di tutta la famiglia, anche dei genitori di Francesco. Finalmente c’è la conferma che anche la Corte di Appello ha riconosciuto che la responsabilità è del medico, sua e di nessun altro. Siamo contenti di essere arrivati qui dopo un calvario di sette anni, è un periodo lungo, in cui la famiglia di Francesco è stata provata in tutti i modi, ma ha retto, anche se la perdita di un bambino è devastante, ma loro non hanno mai perso la fiducia. Per questo posso dire che oggi è una vittoria per tutti, che è stata ripristinata la verità e che si deve valorizzare questa risposta".

Ora i giudici – presidente ieri era Antonella Di Carlo – hanno 90 giorni di tempo per scrivere le motivazioni e la difesa di Mecozzi (avvocato Fabio Marzio Palazzo) ne ha altri 45 per decidere se ricorrere in Cassazione. Ma dopo questa sentenza di appello e dopo le tante interruzioni, comprese quelle legate al Covid, il termine di prescrizione cadrebbe, secondo una prima valutazione fatta ieri, nella primavera del 2025. Un tempo che permetterebbe di arrivare anche alla sentenza di Cassazione, sempre che la difesa decida di ricorrere. Parte civile, per l’Unione consumatori, si era costituito anche l’avvocato Corrado Canafoglia.