Bosco: "Mercato di qualità per la Vis". E poi contratto prolungato a Stellone

Il presidente: "Il Benelli ha bisogno di tante cose. Abbiamo un immobile turistico: diventerà foresteria"

Bosco: "Mercato di qualità per la Vis". E poi contratto prolungato a Stellone

Bosco: "Mercato di qualità per la Vis". E poi contratto prolungato a Stellone

Mauro Bosco e gli ultimi minuti di Vis-Recanatese, vissuti dalla panchina: ‘Dopo il 3-3 di Sbaffo ho cominciato a vacillare anch’io. Poi l’infortunio di Neri, un momento buio: mi è sembrato di rivedere il film di Ancona. Ne siamo usciti, è stato come se l’avessimo giocata tutti quella partita, tutti a spingere la squadra’. Il senso di liberazione dura ancora. Arrivano perfino ringraziamenti postumi: quelli del supertifoso Binda, prossimo ai 90, l’uomo del cartello affisso a suo tempo fuori dai cancelli (‘Ci vuole un bomber’); ora rende omaggio al dt Menga cantandogli il vecchio inno di cui è autore.

Momento topico, la conferenza stampa di fine stagione del patron, visto che parla solo tre volte l’anno. Si concede quasi un’ora e mezza, affiancato da Menga e dal dg Serraiocco. Un’estate fa era stato profetico: ‘Preparatevi a soffrire’. Inevitabile partire ‘da quella fatidica giornata che ha emozionato tutti’. Una salvezza che ‘ha unito una città e ci fa apprezzare quanto sia importante mantenere la categoria, specie in questo momento storico in cui altre realtà marchigiane importanti l’hanno persa. Non tutto è scontato, noi siamo ancora qui’. Di una cosa il presidente è convinto: ‘Un anno fa non sarebbe andata così. Stavolta la vicinanza è stata differente. Per questo mi sento di ringraziare tutti, dagli ultrà alle mamme dei ragazzi’.

Un omaggio anche agli sponsor: ‘In primis Enzo Cammillini (Tecnoplast) e Lorenzo Campanelli (LC Mobili) che ho visto piangere come un bambino. Toccante vedere un grande imprenditore così commosso per una salvezza’. Bosco riparte di tre cose. Primo: il ruolo della Vis nel professionismo. ‘Siamo al 7° anno di fila, in Italia ci riconoscono come società seria e lungimirante. Un processo in cui ci siamo consolidati, ottenendo una visibilità diversa. Anni fa era più complicato convincere giocatori e allenatori a venire’.

Secondo: la prima squadra. ‘Ripartiamo da uno zoccolo duro. Ragazzi che oltre alla forza in campo hanno mostrato passione, cuore, grinta. Abbiamo vinto poco, ma dato filo da torcere quasi a tutti. E mostrato dei valori’. Terzo: mister e staff. ‘Non è banale che uno come Stellone si accosti a un club con forti probabilità di retrocedere. Lui è di un’altra categoria, per professionalità tecniche e umane. E’ quello che ci è mancato in questi anni, anche per responsabilità nostre. Ripartiamo da lì. Contratto prolungato di due stagioni, forse di più’.

Inutile dire dove vuole arrivare la prossima Vis: ‘Fare meglio dell’ultima, ovvio. Ci sono tutte le condizioni, cercheremo di fare un mercato di qualità’. Domanda: budget aumentato? ‘Il prolungamento di Stellone dice tutto’. C’è chi chiede se arriverà un nome di grido, come fu in passato con Criniti. Echeggia Sbaffo, inevitabile oggetto del desiderio: ‘Non è un giocatore che fa la differenza – taglia corto il presidente - . E poi Sbaffo è della Recanatese, che ha forti possibilità di rimanere in C’.

E ancora: quanto è distante la Vis di Stellone dall’avvio del miracolo Frosinone? Bosco è realista: ‘Siamo molto indietro rispetto ad altre realtà’. Richiamo implicito anche alle strutture: il Benelli ha bisogno di tante cose – fa capire - è invecchiato anche l’impianto di illuminazione e, complice la tornata elettorale, probabilmente non si riuscirà nemmeno a tirar giù la decrepita recinzione della tribuna. ‘Rispetto a 5 anni fa – spiega Bosco, che è anche consigliere di Lega – è cambiato il mondo. Ora il calcio di C è un prodotto nazionale, le nostre partite vanno su Sky, portiamo Pesaro per l’Italia. Programmare, investire, migliorare è un obbligo’.

Bosco e la città: ‘Quando sono arrivato ho trovato molta diffidenza. Ora le cose vanno molto meglio. Direi che la fiducia me la sono conquistata, e non è stato facile’. Anche con gli investimenti: ‘Abbiamo un immobile turistico ricettivo: diventerà foresteria per i giocatori’. Più difficile attrarre imprenditori al calcio: ‘Siamo tra le società con meno sponsor. Dovrebbe essere un orgoglio sostenere il club con i colori della propria città. Per amore, passione, se non altro’.

L’entusiasmo, quello sì, è un patrimonio che resta: ‘Non ho mai creduto alla narrazione di Pesaro città che non ama il calcio. Abbiamo visto di cosa è capace. Ora vogliamo sfondare il tetto dei mille abbonamenti. Io garantisco competenza, cuore, passione e soldi’.