ANTONIO CALMA*
Cronaca

Calma: "Ecco perché l’abuso d’ufficio non va abrogato"

Molti amministratori chiedono l'abrogazione del reato di abuso di ufficio, ma gli argomenti a favore sono errati e fuorvianti. Le condanne confermano che il reato esiste e va perseguito. Senza questo reato, gli inquirenti sarebbero costretti a indagare su reati più gravi come la corruzione. Il Parlamento europeo sostiene il mantenimento del reato e sta pensando di imporlo anche in altri paesi. L'abuso di ufficio va mantenuto con opportune modifiche per renderlo più applicabile.

Calma: "Ecco perché l’abuso d’ufficio non va abrogato"

Calma: "Ecco perché l’abuso d’ufficio non va abrogato"

Moltissimi amministratori, da tempo, chiedono l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, previsto dal codice penale, perché condizionerebbe in modo negativo la loro attività che sarebbe

frenata da questa fattispecie delittuosa che essendo stata formulata in modo confuso e troppo generico, non sarebbe di facile e chiara applicazione. Tra i vari motivi sottolineati da coloro che sono favorevoli all’abrogazione, ci sarebbe la considerazione che molti pubblici ministeri si servirebbero di tale norma per fare indagini ad ampio raggio, a volte immotivate, che danneggerebbero, in special modo l’azione, dei Sindaci che, per paura di essere indagati e finire sui giornali, spesso si rifiuterebbero di firmare atti amministrativi importanti con ripercussioni fortemente negative per i cittadini. Il Parlamento, a seguito della proposta di legge presentata dal Ministro della Giustizia Nordio, ha avviato la procedura di abolizione del reato in considerazione anche del fatto che tali procedimenti si concludono, per lo più, con assoluzione o archiviazione. Tali argomentazioni sono considerate dai più autorevoli giuristi errate e fuorvianti per i motivi, condivisibilissimi, che cerco brevemente di spiegare. Intanto, va detto che se si considera che circa l’85% dei procedimenti avviati non comportano alcun rinvio a giudizio, non si capisce quale danno possano subire gli indagati per delle indagini che potrebbero concludersi in poco tempo, sia con i doverosi chiarimenti forniti dagli interessati, sia con procedure più snelle ed efficaci. E poi va detto che in 25 anni (dal 1997 al 2022) ci sono state 3.623 condanne definitive, cioè circa 150 all’anno, che non sono molte ma nemmeno poche e comunque confermano che il reato esiste e quindi va perseguito al pari di altri reati ad alto tasso di archiviazione come la diffamazione (98%) che nessuno si sogna di voler abrogare.

Va sottolineato che con l’abolizione del reato, tali condanne sarebbero cancellate con conseguenze estremamente penalizzanti (ad esempio ai fini risarcitori) per coloro che sono stati oggetto degli abusi. A questo va aggiunto, che gli inquirenti che venissero a conoscenza di fatti illeciti rientranti nell’abuso

di ufficio, se fossero privati di tale strumento normativo sarebbero costretti, per andare avanti, ad indagare per ipotesi delittuose più gravi come la corruzione con rischio maggiore per i soggetti interessati. Della necessità del mantenimento di tale reato, inoltre, ne è fermamente

convinto il Parlamento europeo che anzi sta pensando di approvare una direttiva per imporne

l’inserimento negli ordinamenti giuridici di quei pochissimi paesi che ancora non lo prevedono: in mancanza scatterebbero pesanti e costose procedure dell’infrazione. Quindi, in conclusione, l’abuso d’ ufficio (che è un reato residuale teso a colpire fattispecie rilevanti anche se meno gravi che non sarebbero più sanzionati, ma anche ‘quot;spia"‘; nel senso che tende a fare emergere reati più gravi come, appunto, la corruzione) va mantenuto magari con delle opportune modifiche per renderlo più facilmente e chiaramente applicabile ad esempio responsabilizzando maggiormente i dirigenti amministrativi e i responsabili del procedimento, in modo da rendere meno gravosa la responsabilità dei Sindaci e degli amministratori.

D’altronde io stesso, nel passato, come Presidente Irab, sono stato mandato a giudizio per delle irregolarità che erano da ricondurre più che altro all’attività amministrativa; la mia difesa si basò essenzialmente sul fatto che la mia funzione era esclusivamente di direzione politica, per cui, avendo l’Ente in organico un dirigente amministrativo, la responsabilità non poteva ricadere in capo alla mia persona. Venni immediatamente assolto senza alcun problema e senza alcun danno di immagine alla mia figura politica e di amministratore.

*Ex difensore civico

Magistrato tributario