
Carlo promise: "Se divento re, torno"
di Nicola Petricca
Se è vero che le coincidenze non esistono, dunque quella visita del 6 maggio 1990 deve in qualche modo aver portato bene a Carlo III d’Inghilterra, incoronato re ieri, a 33 anni esatti dal suo secondo passaggio a Urbino. Proprio in quell’occasione, il sovrano incontrò Giorgio Londei per un colloquio privato e, quando l’allora sindaco lo invitò a tornare in città una volta salito al trono, "anche se in quel momento sicuramente non sarò più in carica", Carlo rispose che prima c’era da vedere se sarebbe diventato re, ma anche di avere "memoria lunga e un ricordo stupendo di Urbino. Se avverrà, ne terrò conto".
A ricordare quel dialogo è lo stesso Londei: "Tutto scaturì da un suo acquarello dipinto durante la visita precedente, in cui aveva ritratto i Torricini. La prima volta passò a Urbino nel 1988 e lì ci fu un incontro veloce alla casa di Raffaello, insieme a Nino Baldeschi, presidente dell’Accademia Raffaello, poi tornò nel 1990, invitato dall’Accademia ad allestire una mostra dei propri acquarelli. Quel colloquio mi colpì: disse di immaginare un mondo pieno di bellezze artistiche e storiche, e la sua citazione fu importante anche per l’inserimento di Urbino nel patrimonio Unesco. Rientrato in Inghilterra, mi inviò una lettera in cui diceva di aver apprezzato la visita, ringraziandomi ‘per aver contribuito a renderne la mostra un successo’, e di ‘non vedere l’ora di visitare Urbino nuovamente’. Sicuramente, ora gli riscriverò". Della prima volta di re Carlo III a Urbino si seppe solo a ridosso della visita, perciò molti urbinati ne erano ignari. Il suo viaggio toccò anche Palazzo ducale, l’Università, dove fu accolto da Carlo Bo e Gianfranco Rossi, e Palazzo Vecchiotti, in cui pranzò. "Arrivò da Recanati, perché era ospite dei conti Leopardi - ricorda Giancarlo Di Ludovico, cronista storico del Resto del Carlino che ne raccontò le visite in città -. Carlo venne più volte anche in virtù del legame dei Windsor, e degli inglesi in generale, con Urbino: basti penare che fu un nobile inglese a coprire la somma che mancava all’Accademia per comprare la casa di Raffaello, a cui non sarebbero bastati i soldi raccolti. Proprio fuori dalla porta della casa si radunarono gli urbinati per salutarlo, entrambe le volte, e Carlo fu sempre cordiale". Nel 1988, il sovrano trovò anche il tempo per appartarsi e dipingere una veduta di Urbino dalla villa di Cal Paciotto. Prima, però, girò per i vicoli della città, attraverso cui Ester Arceci, appassionata di fotografia, lo seguì per realizzare quanti più scatti possibile: "Avevo la fotocamera pronta nel negozio di mio padre e, quando arrivò, io e una mia amica ci mettemmo a seguirlo. Speravo di fargli una foto in volto e ci riuscii nel vicolo di San Domenico: chiamai "Carlo", lui si girò e io scattai. Nel 1988 non c’era molta folla, perché non tutti lo sapevano, tant’è che eravamo a due metri da lui. Tuttavia, c’era la polizia di guardia perché la sosia di Lady Diana l’aveva seguito e voleva avvicinarlo, senza riuscirci. In compenso, scattò una foto con l’allora proprietario del Bar Turismo, Angelo Farmioli".