Don Giuseppe Celli, il prete martire arrestato e ucciso 80 anni fa

Il ricordo del suo eroismo nel nascondere soldati alleati che avevano oltrepassato le linee tedesche. Lo tradì una spia

Don Giuseppe Celli, il prete martire arrestato e   ucciso 80 anni fa

Don Giuseppe Celli, il prete martire arrestato e ucciso 80 anni fa

In quei giorni del febbraio 1944, esattamente ottanta anni fa, iniziava il martirio del parroco di Secchiano di Cagli Don Giuseppe Celli. Una storia che va raccontata perché ne rimanga memoria. Un prete buono e molto umile deportato nel campo di sterminio di Mauthausen e dal quale non fece più ritorno. Era stato un sacerdote che in silenzio collaborava con gli antifascisti per nascondere nella sua canonica fuggitivi inglesi che dal nord cercavano di raggiungere le truppe alleate che stavano avanzando. Due falsi fuggitivi (tedeschi che parlavano un pò in inglese) si presentarono nella casa di Samuele Panichi di Pianello chiedendo di nasconderli o se vi erano altri fuggiaschi. La moglie del Panichi che in seguito divenne un capo partigiano del cagliese, di origini americane capì che il loro inglese non era perfetto e si allarmò. Fece arrivare la notizia tramite il marito Samuele a Don Giuseppe Celli. Era anche insegnante di latino nel seminario di Cagli e quel giorno la giovane Antonia Bongarzoni vedendo nella canonica vari tedeschi e repubblichini che cercavano Don Giuseppe si precipitò a Cagli. Cercò insieme ad un altro giovane prete di Secchiano, Don Benedetto Baldarelli, di avvisare in seminario Don Giuseppe Celli dicendogli di scappare perché stavano per arrestarlo le SS. Lui replicò..."Non ho fatto niente e non vedo perché dovrebbero arrestarmi".

Non ascoltò nessuno e poco dopo fu prima portato nella locale caserma dei carabinieri e poi trasferito subito in carcere delle SS a Bologna. Partirono da Cagli il vescovo di Cagli Raffaele Campelli ed alcuni cittadini in treno per recarsi al comando delle SS di Bologna ma il bombardamento di Rimini li bloccò. In ritardo al loro arrivo Don Giuseppe Celli dopo un sommario processo era già stato trasferito nel Campo di smistamento di Fossoli. Successivamente in quello di Verona e poi con quei bui vagoni con altri ebrei al campo di sterminio di Mauthausen. Da fonti storiche si venne a conoscenza che fu martirizzato nonostante una età avanzata a lavori pesanti nella vicina cava di pietra del campo dove alla fine delle loro forze i tedeschi lanciavano vivi nel baratro della cava i prigionieri. La sua fine è stata datata tra il 14 e 15 Agosto del 1944. Un martire che fino a pochi anni fa nel Piazzale Collenuccio di Pesaro non era nemmeno stata affissa la sua foto nel monumento dei caduti e fu un articolo del Carlino a far rimediare a questa dimenticanza. I superstiti del CNL di Cagli nel 1945 in onore di Don Giuseppe Celli scrissero queste parole: "A tutti coloro che agendo nell’ora del pericolo, in faccia ai nemici di fuori e ai vigliacchi di dentro, vada la riconoscenza della risorgente democratica nazione. Qui permettete che si ricordi un figlio della nostra terra che tutto ha dato, che sempre ha dato in pro della democrazia conscio del suo operare finchè il bieco, vile inganno lo ha colto al varco e che oggi non rimane che cenere sparsa al vento, non avendo avuto nè la compassione di una bara, né la pietà di una croce a segnare il riposo eterno di Don Giuseppe Celli". A Secchiano è stato posto un monumento alla memoria.

Mario Carnali