Due costole fratturate ma lei tace. Medico la visita e sporge denuncia

Tre gravi casi di codice rosso in poche ore sul tavolo della procura della Repubblica di Pesaro. Una 22enne ammette di esser stata picchiata dal marito alla schiena. E l’ospedale chiama il 113.

Tre donne di Pesaro picchiate da mariti e compagni. In un caso, è stato un medico a chiamare la polizia perché la vittima, di 22 anni, pesarese, non voleva denunciare nulla. E’ accaduto questo: la giovane donna si presenta in ospedale l’altro ieri mattina per una visita medica programmata. Ma il medico, vedendo un’ecchimosi ben evidente sotto un’ascella, le ha chiesto cosa fosse successo ricevendo risposte evasive. La donna è stata sottoposta ad un esame radiologico da cui si è visto che aveva due costole rotte. A quel punto, il medico ha chiesto spiegazioni e la donna ha ammesso di aver avuto un diverbio col suo compagno. Da qui la proposta alla giovane di trasferirsi in un alloggio protetto fuori dalla porta del compagno. La risposta però è stata negativa. La giovane non aveva nessuna intenzione di andarsene da casa e di lasciare il suo compagno. Così ha rifiutato la protezione ed è tornata a casa sperando che quanto le era successo non accada più in futuro. Il che è abbastanza raro.

La procura della Repubblica di Pesaro sta ricevendo una decina di segnalazioni e denunce a settimana per i cosiddetti codice rossi. Una vera emergenza sociale che presuppone in molti casi il trasferimento della donna in strutture protette sempre più lontane da Pesaro perché le poche esistenti in zona sono sempre più affollate.

Le denunce a raffica di sorprusi e lesioni a carico di donne sia italiane che straniere, arrivano sul tavolo della procura ogni giorno e la vittima viene sentita nel giro di 36 ore per evitare di arrivare "tardi" nel fermare un pericolo o una minaccia nei confronti della vittima. Per le lesioni gravi si procede d’ufficio come per reati ripetuti. Moltissime donne hanno paura e rinunciano a denunciare per non essere di nuovo nel mirino dell’uomo oppure per evitare di ritrovarsi fuori di casa, magari in una struttura protetta insieme a sconosciuti. Sono anche questi gli elementi che impongono alle donne di accettare di vivere in un clima familiare violento per motivi di gelosia o per abitudine.

Resta il fatto che il tribunale di Pesaro affronta non meno di 10 processi avendo sul banco degli imputati mariti e compagni di donne che spessissimo, al momento di ripetere di fronte al giudice ciò che hanno patito e attraversato, ritrattano dicendo che la situazione è totalmente cambiata oppure avanzano l’ipotesi che possa esserci stata un travisamento dei fatti da parte delle forze dell’ordine e che in realtà lei non avrebbe detto o fatto certe accuse. In quel caso, scatta d’ufficio il processo per calunnia perché ogni deposizione iniziale viene registrata e filmata. Impossibile travisare, molto più facile piegarsi e ritirare la querela su pressione del marito per evitare guai.

ro.da.