Federico. Barbarossa e le tasse

Federico Barbarossa, nonno di Federico II, fu un imperatore tedesco che cercò di stabilizzare il regno e di porre ordine in Italia. Dopo scontri con le città italiane, fu sconfitto nella battaglia di Legnano e dovette concedere ai comuni una certa autonomia, pur rimanendo sotto la sovranità imperiale.

Ho trattato il nipote, qualche uscita fa, non potevo tralasciare il "nonno". Oggi parliamo di Federico Barbarossa che fu, appunto, nonno di Federico II. Il Barbarossa nacque nel 1125 e la sua vita si svolse, inizialmente, in Germania. Curiosità vuole che fu figlio di un duca ghibellino e di una nobildonna guelfa (i ghibellini parteggiavano per l’imperatore, i guelfi per il papa). A 27 anni fu proclamato re di Germania e si comprese da subito come la sua politica avrebbe seguito due principali direttrici: garantire stabilità al regno germanico e porre ordine in Italia, penisola che era collegata alla corona di Germania.

A 30 anni fu incoronato anche re d’Italia e a 33 anni sposò Beatrice del conte Rinaldo, erede di Borgogna, in Francia. I problemi per Federico venivano soprattutto dalle riottose città italiane che mal soggiacevano ai dettami del re. Pensò così di emanare una carta dei diritti imperiali del sovrano, chiamata Constitutio de regalibus, da somministrare ai comuni che non avevano alcuna intenzione di sottostare al germanico. Federico rase al suolo Milano, nel 1162, il più grande comune del nord che avversava il suo diritto a regnare. Diverse città del nord si unirono, allora, nella cosiddetta Lega Lombarda (1167) per scagliarsi contro Federico.

Dopo vari scontri, tra cui l’infruttuoso assedio di Alessandria da parte dell’imperatore, nel 1176 Federico fu sconfitto nella celeberrima battaglia di Legnano. Di lì dovette venire a più miti consigli attraverso una tregua e una successiva pacificazione. Federico riconobbe ai comuni di essere liberi, "liberi comuni", ma soggiacenti comunque al pagamento dei tributi imperiali e alla sovranità imperiale. In sintesi: "Fate un po’ come vi pare, basta che mi riconosciate come imperatore e paghiate le tasse".

(puntata 296)

Daniele Sacco