"I comuni devono fare le fusioni. Solo così ritroveremo la forza"

L’imprenditore Ferruccio Giovanetti rilancia il dibattito su un argomento che è diventato tabù "La perdita di autonomia è lo spauracchio agitato per intimorire. Ma se non si ha peso dove si va?".

"I comuni devono fare le fusioni. Solo così ritroveremo la forza"

"I comuni devono fare le fusioni. Solo così ritroveremo la forza"

"In Italia il 70% dei comuni ha meno di 5.000 abitanti, più del 40% ne ha meno di 2.000. La stragrande maggioranza dei comuni è dunque composto da piccole o piccolissime realtà, da comuni dell’entroterra sempre più spopolati e ininfluenti di fronte agli organismi sovracomunali, che unendosi potrebbero però combinare forze e talenti e diventare più significativi".

La fotografia della situazione è di Ferruccio Giovanetti, imprenditore attivo nel settore del sociale e della sanità da oltre trent’anni.

Giovanetti, è un campo spinoso quello delle fusioni…

"Ho la sensazione che tutti apprezzino i vantaggi delle fusioni dei comuni soltanto finché ad essere coinvolti sono i comuni degli altri. Siamo ben consapevoli del risparmio, dei benefici, delle agevolazioni, fino a quando non dobbiamo fare i conti con la ruggine che un sistema di divisione del territorio ormai datato si porta con sé, e perdiamo lucidità quando una parte importante della nostra identità, come il luogo in cui siamo cresciuti sembra poter scomparire all’improvviso, come se con una fusione amministrativa una comunità possa perdere la sua stessa essenza. Ovviamente non è così".

Qualche esempio?

"Parliamo del mio territorio, l’Alta Valconca: i comuni di Mercatino Conca, Monte Grimano Terme e Monte Cerignone, condividono una storia comune, un territorio ricco di attrattive e sfide simili. In un’ottica di sviluppo sostenibile e di rafforzamento dei servizi offerti ai cittadini trovo che l’opportunità della fusione sia una strada percorribile e auspicabile per la nostra realtà. Come potrebbero altrimenti tre comunità che a stento arrivano a mille abitanti ciascuna gestire un buon servizio scolastico, dei collegamenti stradali funzionanti e le diverse esigenze di una popolazione così simile? Chiediamo una viabilità sicura ed efficiente, la difesa e la valorizzazione del nostro territorio, il potenziamento di un turismo e di un’impresa sostenibili. Il resto sono necessità condivise con tutti i cittadini di tutti i comuni italiani: servizi, scuole, sicurezza, ambiente, cultura. Tutte cose che beneficerebbero dell’economia di scala derivante da una fusione".

Ogni volta esce il tema delle fusioni però si alzano i cori dei no…

"La perdita di autonomia locale è da sempre lo spauracchio agitato per intimorire gli indecisi che poi si rifugiano con facilità negli sterili campanilismi. Ma, se di autonomia si tratta, quale autonomia può avere una comunità senza voce? L’unione genera un comune più florido, più vivace e, inutile negarlo, più influente con le autorità regionali. Perché intestardirsi ad avere consigli comunali che gestiscono un bacino di poche centinaia di persone? Un solo sindaco, una sola giunta, una sola polizia locale. Scuole più efficienti, senza l’obbligo di dover creare le poco funzionali “pluriclassi“, e un servizio di trasporto comune, unico, efficiente. Tutto senza perdere la località di certi servizi, visto che sono previste municipalità locali con i principali uffici al servizio dei cittadini".

Non sarà la gola che fanno i contributi concessi?

"I risparmi sono oggettivi e sono previsti per legge contributi statali importanti per i comuni che si fondono, con entrate straordinarie per i dieci anni successivi. Per i comuni fusi dopo il 2018, si tratta del 60% dei trasferimenti erariali al 2010, con un limite massimo di 2 milioni di euro. A questi si aggiungono contributi e agevolazioni regionali. Quello della fusione non è un percorso facile ma che porta a numerosi vantaggi, diretti e indiretti. Credo che la prosperità dei piccoli centri passi anche da questo processo, senza timore di perdere autonomia, ma anzi con la consapevolezza di diventare più forti".