I primi carbonari? Nobili, maldestri e ansiosi

Dalle vicende processuali dei primi iscritti alla setta nella nostra provincia, emerge un quadro ben lontano dall’immaginario

I primi carbonari? Nobili, maldestri e ansiosi

I primi carbonari? Nobili, maldestri e ansiosi

di Riccardo Paolo

Uguccioni

A Pesaro e provincia nel terzo decennio dell’Ottocento la carboneria è diffusa ma è un po’ diversa da come talora la immaginiamo. È meno romantica, più superficiale, alla fine è una brutta copia della massoneria. A volte certi gesti paiono azioni ardite e titaniche, ma lo sono meno di quanto sembrino.

Per esempio, nell’ottobre 1824 alcuni giovani pesaresi espatriano temendo di essere "scoperti carbonari", viaggiano fino a Livorno con passaporti sammarinesi, lì il console pontificio li dissuade dall’imbarcarsi e li rimanda alla nunziatura di Firenze, che li rimpatria. Ma nessuno li aveva "scoperti carbonari" (gli arresti a Pesaro, come abbiamo detto, avverranno del giugno 1825), dunque perché scappare?

Perché non è una fuga per la libertà: da tardive dichiarazioni si capisce che uno era in crisi con il padre per un amore contrastato, l’altro era stato sospeso dall’impiego "per una disubbidienza in ufficio". In un altro caso, due giovani ce l’hanno con un gendarme che spesso li corbella, e una sera si appostano dietro san Domenico per fargliela pagare, ma poi quello tarda e allora i due se ne vanno, il primo perché è sottoposto alla "controra" e non vuole infrangerla, l’altro perché il babbo lo vuole a casa per cena. Bravi ragazzi, in fondo.

L’espansione della setta però è notevole a Pesaro e provincia, tra gli affiliati troviamo Giuseppe Franchi e Luigi Marfori di Urbania; Luigi Fucci di Macerata Feltria; a Fano il "figlio del caffettiere Civilotti" e Ludovico Brugia impiegato del governo; Albertino Luzi e Pacifico Roselli a Cagli; Bonaventura Zacchi, Giovanni Giungi e Filippo Casoli a Fossombrone; nella vendita forsempronese ci sono pure due preti, che spesso esortano i "buoni cugini" a essere altrettanto buoni cristiani. Insomma, vista da vicino, la carboneria non è quel monolite che ci raccontiamo. E tuttavia ha grande importanza nel formarsi di una coscienza “civile“. Perché, se come congiurati i "cugini" sono tutt’altro che temibili, la loro azione per così dire pedagogico-popolare è notevole: in "vendita" si parla di statuto, di libertà, di indipendenza. Anche certi aspetti "democratici" del mondo carbonico meritano attenzione.

Le cariche sono elettive e per trattare affari gravi si riunisce una "camera d’onore, nella quale si adunano i maestri ed il reggente". Poi i processi interni, pur nella loro faciloneria, hanno andamento dibattimentale e non inquisitorio, e un teste non può far parte del collegio giudicante. A un certo punto due carbonari pesaresi sono processati per furto; un sarto testimonia di grandi spese effettuate dai due, ma poi se ne va "giacché i testimoni fra i carbonari non possono tener parte nelle risoluzioni"; l’accusa osserva che gli imputati hanno infangato la setta, che aborre il furto; un "causidico di professione" (un avvocato, di fatto) li difende asserendo che le prove sono voci senza riscontro. Vero è che alla fine l’assemblea funge da giurìa e a maggioranza li condanna a morte (sentenza che peraltro non sarà eseguita), però questo rudimentale processo è per certi versi più avanzato del sistema inquisitorio e segreto in vigore nello dominio pontificio e negli altri Stati della Penisola.

Resta problematico il rapporto tra massoneria e carboneria. Non abbiamo certezze, ma è altamente probabile che a Pesaro, Fossombrone, Fano, eccetera, operassero logge massoniche di "signori", alcuni dei quali dirigono "vendite" di salariati e popolani, che alla fine sono cellule di pedagogia risorgimentale. Sono probabilmente massoni i "settari graduati" che si raccolgono a Pesaro attorno a Francesco Perfetti, a Fano attorno a Filippo Bracci. È ragionevole supporre che la massoneria, strumento di controllo del governo sotto Napoleone, abbia poi fornito a nuove istanze politico-sociali dopo la Restaurazione il modello organizzativo, il rituale, il frasario, forse anche un certo gradualismo di contenuti. Si può ipotizzare che, mancando libertà elementari di associazione, stampa, eccetera, dopo il congresso di Vienna le ambizioni di novità si siano organizzate attorno a rituali segreti noti – cielo, un ossimoro! –, cioè massonici. Altrimenti da dove verrebbero i segni, i baci, le parole semestrali, la catena d’unione, espressioni come porsi "all’ordine"?

Poi, certo, l’uso di arredi e di un lessico cristiano – il crocifisso, san Teobaldo patrono dei carbonai, il "redentore dell’universo" – può essere stato un espediente per far breccia in cuori popolari. Resta il fatto che, rispetto a quelli massonici, gli adeguamenti lessicali carbonari sono trasparenti (tempiobaracca, profanopagano, apprendistaapprendente, ecc.) e a volte ci si dimentica perfino di usarli; i dignitari – chiamati "luci" – sono disposti nella stessa gerarchia: reggente, primo e secondo reggitore, e poi oratore, segretario, tesoriere.

Nella primavera 1826 si va a sentenza. A uno infliggono il carcere a vita; ad altri 25 anni, poi 20, 15 e 10. Ma le pene, nominalmente durissime sono presto seguite da amnistia. Lo Stato pontificio è per sua natura mite, e anche per questo si troverà inadeguato rispetto ai tempi nuovi. Una riprova di quella inadeguatezza sta nei registri delle persone "pregiudicate in opinione politica", redatti qualche anno più tardi.

Di nessuna utilità ai fini dell’ordine pubblico, quei registri deprecano bestemmie ereticali e sfacciataggini meritevoli di un ceffone, non dell’attenzione della polizia, come versare inchiostro nelle acquasantiere del duomo. Di un carbonaro condannato a dieci anni e amnistiato da Gregorio XVI nel 1831, si riferisce che è l’amante di una contessa e che nutre "infernali pensieri"; ma dopo l’amnistia, il cardinal legato Giuseppe Albani lo ha per grazia riassunto all’ufficio degli ingegneri pontifici. Cioè, per bontà di sua eminenza adesso svolge la sua professione come prima dell’arresto e della condanna.

(4ª puntata - fine

Le altre puntate sono state

pubblicate l’11, 26 e 29 aprile)