I profughi due anni dopo. Ancora quasi 500 gli ucraini in città. Qui non c’è stato l’effetto-ritorno

In molte città si è ridotto il numero di ‘ospiti’ perché tanti sono rientrati nel loro Paese. Da noi no

I profughi due anni dopo. Ancora quasi 500 gli ucraini in città. Qui non c’è stato l’effetto-ritorno

I profughi due anni dopo. Ancora quasi 500 gli ucraini in città. Qui non c’è stato l’effetto-ritorno

A due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, che ha costretto otto milioni di profughi ad abbandonare la loro terra per raggiungere l’Europa, sono 487 i cittadini ucraini richiedenti protezione temporanea e momentaneamente domiciliati nel comune di Pesaro. A fornire il dato aggiornato a febbraio 2024 è l’assessore comunale alla Solidarietà, Luca Pandolfi, sulla base dei dati forniti dalla Prefettura di Pesaro Urbino. Un dato che non si discosta molto da quello relativo agli arrivi proprio in seguito allo scoppio della guerra, quando a giugno 2022 ad arrivare in città erano stati 473 profughi. In linea anche il numero dei minori arrivati in questi due anni: oggi si registrano a Pesaro 179 minorenni mentre due anni fa erano stati 188. Dati in controtendenza rispetto a quelli che si possono trovare in altri comuni italiani, dove molti profughi sono rientrati nel loro paese d’origine, soprattutto quelli che si provenivano dalle zone più lontane dal cuore del conflitto.

"Pesaro si è attivata davvero in maniera incredibile per l’accoglienza delle persone che scappavano dall’Ucraina a causa della guerra – dice l’assessore Luca Pandolfi –. C’è stata una mobilitazione importante per la raccolta di cibo e beni di prima necessità sia da parte dei singoli cittadini, associazioni (prima su tutti la Caritas) ed anche tramite la collaborazione dei Quartieri. Il Comune di Pesaro per gestire l’emergenza si era da subito attivato per utilizzare il progetto ‘Protezione Freddo’, nato con la finalità di salvaguardare le persone senza fissa dimora, ampliandolo ed adattandolo all’emergenza ucraina. Avevamo creato anche un tavolo sempre attivo con Caritas, Città della Gioia, Protezione Civile, Croce Rossa e Prefettura. Ricordo che con il progetto ‘Protezione Freddo’, ora attivo tutto l’anno e che ha cambiato il nome in "Un riparo per tutti", ci attivavamo a qualsiasi ora, anche di notte, per accogliere i profughi provenienti dall’Ucraina, soprattutto minori o donne con bambini. Qui c’è stato davvero un grande lavoro di comunità per l’accoglienza".

Pandolfi ci tiene però a sottolineare una cosa: "Ricordo che nel momento in cui arrivavano questi ragazzi da Kiev – dice – la prima cosa che ci chiedevano era la disponibilità del wi-fi negli alloggi in cui venivano ospitati, perché volevano studiare collegandosi con i professori che erano rimasti in Ucraina. C’era una grande voglia di tornare presto nel loro paese. Per questo oggi è fondamentale lavorare per una soluzione di pace che gli permetta di tornare alla loro vita, anche se qui saranno sempre ben accetti. Erano però gli stessi ragazzi a dirci di voler rientrare al più presto in Ucraina e poter ricostruire il loro paese".

Alice Muri