Il legame con Fano: "L’opera incompiuta dell’Uomo vitruviano sarà il suo testamento"

Da Rastatt a Palazzo Bracci Pagani fino alla fontana della "Concordia" tante le tracce del suo percorso artistico nella Città della Fortuna.

Il legame con Fano: "L’opera incompiuta dell’Uomo vitruviano sarà il suo testamento"

Il legame con Fano: "L’opera incompiuta dell’Uomo vitruviano sarà il suo testamento"

Il rapporto di Fano con Giuliano Vangi, lo scultore morto l’altro ieri all’età di 93 anni, è stato lungo, coinvolgente, fecondo. L’artista toscano aveva scelto negli anni Settanta del secolo scorso le colline di Roncosambaccio, nel comune di Fano, per impiantare il suo studio, a pochi chilometri da Pesaro dove risiedeva con la moglie Graziella e i due figli. Quando l’Amministrazione fanese dovette indicare un artista di fama internazionale per abbellire la piazza che la città gemellata di Rastatt nel 1991 volle dedicare alla Città della Fortuna si pensò a Giuliano Vangi che realizzò "L’incontro", l’appuntamento cioè tra due giovani innamorati, proprio come le due città gemelle.

Lo ricorda il sindaco Massimo Seri nell’esprimere il cordoglio per la sua scomparsa: "Grande visionario, illuminato che ha segnato la storia del nostro tempo – scrive – perché stiamo parlando di uno dei più grandi artisti contemporanei. Il suo sguardo si è sempre concentrato sull’uomo, esaltando la bellezza e la capacità di leggere il mondo attraverso gli occhi dell’arte e dell’armonia. Lascia segni ineludibili nel rapporto con la nostra città: a partire dall’opera ’L’incontro’ in piazza Fano a Rastatt in onore del nostro gemellaggio con la città tedesca, poi con la scultura ’Concordia’ nei Giardini Amiani, infine con il progetto dedicato a Vitruvio". Seri ne esalta il grande valore umano: "Vangi era un gigante, ma come tutti i grandi preferiva la modestia e l’umiltà di chi ha fame di apprendere. Il confronto con lui era sempre un’occasione straordinaria di crescita. La sua capacità di unire spirito, materia e visione saranno fari che continueranno a ispirarci".

Da quel primo contatto, infatti, le vicende cittadine si sono intersecate con il percorso artistico di Vangi. Il Landkreis di Rastatt gli dedicò nel 1994 una grande mostra antologica nelle scuderie del Castello progettato dall’architetto fanese Domenico Egidio Rossi e lo stesso fece il Comune di Rastatt allestendo una sua personale nel 2016 grazie ai rapporti con l’organizzatore Carlo Bruscia. "Rastatt e Fano gli hanno dato l’occasione per esprimere la sua migliore vivacità artistica – afferma Bruscia – basti pensare all’uomo con la testa di vetro, un capolavoro assoluto, esposto alla mostra di Palazzo Bracci Pagani". Lo storico palazzo della Fondazione Carifano fu aperto come polo museale proprio con una mostra di Vangi presentata da Philippe Daverio.

"La Fondazione – conferma il presidente Giorgio Gragnola – ritenne di omaggiare questo sommo artista quando decise nel 2016 di inaugurare Palazzo Bracci. Fu un doveroso riconoscimento alla grandezza di questo scultore e l’inizio di un rapporto con il maestro che è continuato fino ad oggi". "Da questa nostra idea – aggiunge Carlo Bruscia – Sgarbi lo volle portare al Mart di Rovereto. Perché Vangi si rapporta con Michelangelo e Leonardo, raffigurando le inquietudini dell’umanità di oggi". A Fano Vangi lascia la fontana della "Concordia" che fa il paio con la "Dea Fortuna" e il grande progetto dell’Uomo Vitruviano. "Il maestro accolse nel 2022 la nostra proposta - conferma Dino Zacchilli, presidente del Centro Studi - con straordinario entusiasmo, desideroso di misurarsi con l’icona di assoluta bellezza universale descritta da Vitruvio e disegnata da Leonardo. Scolpire quell’idea era diventata la sua ultima sfida. A fine anno il progetto era pronto. Un’opera unica e potente, una scultura urbana, che cattura uno spazio cittadino e lo trasforma in un’area sacra, un tempio civile, dedicato alla bellezza, alla perfezione, alla spiritualità, alla vita, alla comunità. Vangi scolpisce l’Uomo Vitruviano, gioca col cerchio e il quadrato, in cui la figura è inserita. Resterà il progetto. Il suo testamento".

Silvano Clappis