Il micidiale e spaventoso “fuoco greco“ terrorizzò per secoli

L'arma micidiale del fuoco greco, utilizzata dai romani d'Oriente, era un composto liquido infiammabile lanciato contro i nemici tramite sifoni bronzei, creando terrore e distruzione soprattutto in battaglie navali. La principessa Anna Comnena descrisse dettagliatamente il processo di produzione e utilizzo di questa potente arma.

Si stava ragionando sul cosiddetto “fuoco greco“, quell’arma micidiale che i romani d’Oriente, nei secoli di mezzo, sfruttavano contro i loro nemici e che, in realtà, era chiamata "fuoco marino", "fuoco romano" o "fuoco liquido". Poco si conosce di quell’artifizio e quando "poco si conosce" si sprigiona il mito. Cercando sul web si trova di tutto, anche contributi dal titolo: "Il fuoco greco, il napalm dei bizantini". Un po’ forte, ma rende l’idea. Conosciuto e sfruttato presso l’impero romano d’Oriente, ma nell’alto Medioevo, il fuoco greco è attestato già nel VII secolo d.C. quando, per intenderci, in occidente i longobardi combattevano ancora con spada e ascia. Si trattava di un composto liquido di petrolio, zolfo, salnitro e pece (presumibilmente) che veniva incendiato e lanciato a pressione d’aria, attraverso dei mantici, dei sifoni bronzei, contro i nemici. I sifoni creavano un gran baccano, il fuoco poi sibilava e crepitava fortemente e poteva essere lanciato attraverso lingue di diversi metri che infiammavano l’aria. Era utilizzato in due modi: soprattutto sulle imbarcazioni, in battaglia navale. Il getto prendeva fuoco a contatto con l’aria e bruciava anche sull’acqua. La flotta romana d’Oriente ha tenuto in scacco il Mediterraneo per diverso tempo, in questo modo.

Anna Comnena, principessa dell’impero romano d’Oriente scrisse: "Questo fuoco è prodotto dalle seguenti parti: dal pino e da alcuni di questi alberi sempreverdi si raccoglie resina infiammabile. Questo viene strofinato con zolfo e messo in tubi di canna, e viene soffiato dagli uomini che lo usano con un respiro violento e continuo. Poi in questo modo incontra il fuoco sulla punta e prende la luce e cade come un turbine infuocato sui volti dei nemici".

(puntata 313)

Daniele Sacco