CLAUDIO SALVI
Cronaca

Il ritorno a Pesaro di Edoardo Bennato: "Nel ’77 scesi dal palco per fare a pugni"

Martedì al concerto “Safety Love” in piazza del Popolo per celebrare la “Carta di Urbino“, farà sentire il suo impegno per la sicurezza sul lavoro

Il ritorno a Pesaro di Edoardo Bennato: "Nel ’77 scesi dal palco per fare a pugni"

Il ritorno a Pesaro di Edoardo Bennato: "Nel ’77 scesi dal palco per fare a pugni"

Pesaro, 9 giugno 2024 – Edoardo Bennato sarà uno dei protagonisti del concertone Safety Love, serata evento per celebrare la “Carta di Urbino“, dedicata alla sicurezza sul lavoro in programma martedì sera (ore 21), in piazza del Popolo. Ci saranno anche BigMama; Francesco Barra; Coma-Cose; Leo Gassman; Malika Ayane; Neri Marcorè; Noemi; Piero Pelù e Stefano Massini.

Bennato il tema del lavoro e le canzoni. Per tanti anni i cantautori si sono occupati di altro. Lei, che pure è nato a Bagnoli, è tra questi o no?

"“Chi è costretto ad emigrare a casa tornerà“: “Detto tra noi“ (1973). “Non fare la vittima se ti devi sacrificare, perché in nome del progresso della nazione, in fondo puoi sempre emigrare“: “In fila per tre“ (1974). “Stazione dell’acciaio, stazione di Bagnoli, di giochi di potere, di lotte operaie“: “la bella addormentata“ (2020). Potrei citarne ancora. Mio padre ha lavorato all’Italsider a Bagnoli per 40 anni per cui, a modo mio, il tema del lavoro credo di averlo affrontato".

Nel 2025 saranno 60 anni di carriera. Come è cambiata la canzone di Bennato in tutti questi anni?

"Usando l’ironia credo di aver affrontato molti temi, tra cui appunto il lavoro, cercando di evidenziare paradossi, schizofrenie di una società solo all’apparenza razionale. Sono da sempre, nella sostanza, le stesse".

Cosa è rimasto oggi del Bennato delle origini?

"La tendenza ad andare in direzione ostinata e contraria sventolando una sola bandiera: quella del rock".

Rock, folk, blues, le è sempre piaciuto impastare generi e strumenti. Si sentiva più libero quando era un one man show?

"Adopero qualsiasi formula musicale mi possa servire per fare la mia musica. L’importante e che il pubblico si diverta; e anch’io".

“Torre di Babele“ e “Burattino senza fili“, quale indicherebbe tra questi l’album più importante della carriera?

"Non c’è un disco che preferisco ma, statistiche alla mano, “Burattino senza fili“ ha battuto i record di vendita e mi ha fatto conoscere al grande pubblico".

E’ risaputo il suo amore per Rossini e l’opera buffa. Pesaro l’ha vista protagonista di un concerto qualche anno fa dedicato proprio al Cigno.

"Sostengo che se Rossini fosse nato negli anni 60’ del Novecento, sarebbe diventato uno dei Rolling Stones. Fortissimo. Ancora oggi, nelle mie play list è sempre presente!".

Nella ristampa de “La Torre di Babele“, sono comprese due registrazioni del mitico concerto di Pesaro del 1977 che passò alla storia per i disordini e per il suo "coraggio" nell’affrontare i cosiddetti autoriduttori. Cosa ricorda di quella sera?

"Intuimmo subito che sarebbe stata una serata difficile. Avevo con me gli amici d’infanzia che mi accompagnavano. Dopo le prime 4 o 5 canzoni arrivò un manipolo di quelli che all’epoca si definivano autoriduttori. In realtà il costo del biglietto era basso perché imponevo prezzi popolari a costo di andarmene. Il punto è che questi volevano solo esercitare violenza ed ebbero pane per i loro denti. I soliti insulsi slogan tipo: “Bennato, Bennato il sistema ti ha comprato!“. Il pubblico era tutto dalla mia parte e incominciò ad inveire contro di loro. Per giunta loro credevano di trovare il divo accompagnato da manager, invece trovarono uno più imbestialito di loro accompagnato da amici che venivano dall’Italsiser di Bagnoli, temprati dal fumo delle ciminiere. Nacque una formidabile scazzottata. Io posai la chitarra, mi levai gli occhiali scuri e mi lanciai dal palco verso quello che avevo individuato come il capo del gruppo. Fu la mossa vincente non se lo aspettavano. Tornai sul palco e ripresi la chitarra ed il concerto i miei amici ebbero ragione su di loro che semplicemente se ne andarono. Eravamo 5 contro 20. Fu un bellissimo concerto. Solo alla fine mi accorsi che avevo la camicia tagliata dalla lama di un coltello che non mi aveva però scalfito. Massimo, uno dei miei, vantava due occhi neri ma come gli altri aveva venduto cara la pelle. Eh sì altri tempi!".

Cosa farà il Bennato dei prossimi anni?

"Rock che altro posso fare?".