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Il sosia di Elton John? Eccolo Mr Marvin vi farà davvero sognare
di Claudio Salvi
Una passione sbocciata a sei anni. E quella passione, unita ad un talento straordinario, è diventata il suo mestiere. Quell’illuminante vocazione nasce dalla musica, da una canzone: Your song. Lui è C.J. Marvin, australiano, di origini italiane residente in Norvegia; un cittadino del mondo, con una missione: portare la musica di sir Reginald Kenneth Dwight ovunque. E domani sera sarà in piazza del Comune a Gabicce (ore 21,15), per la rassegna “Turismo in festa“, organizzata da Comune e Confcommercio, a cantare i suoi maggiori successi. Il “clone“ del pianista e cantante inglese proporrà, accompagnato da un percussionista, una sorta di greatest hits dell’eccentrico baronetto.
E d’altra parte che la sua sia una “missione“ è testimoniato dal nome anagrafico (Charlie John) e dalla data di nascita (il 25 marzo): esattamente come il cantante inglese. Un segno del destino, che ha fatto incrociare due vite e due artisti.
Quando è nata questa sua passione per Elton John?
"A sei anni. Vivevo in Australia e ricordo che mi regalarono un suo 45 giri: Your song. Fu una folgorazione".
Il suo primo incontro?
"Come dimenticarlo? Avevo 13 anni e stavo studiando piano in Italia. Appena saputo che Elton John si sarebbe esibito in Australia ho preso un volo ed una volta là ho cercato di acquistare un biglietto: erano finiti. Allora ho raggiunto l’albergo dove ipotizzai si potessero trovare i musicisti della band. E infatti li riuscì con escamotage vari ad incontrare il tastierista: James Newton Howard che, di fronte alla mia storia di ragazzino che con un’aereo era volato dall’Italia in Australia, prese a cuore le mie sorti parlandone direttamente ad Elton John che volle conoscermi immediatamente dicendomi: “da oggi tu sarai la mia ombra“. Da quel giorno fui al loro seguito per quel mini tour di 4 giorni".
E da allora quante altre volte vi siete incontrati?
"Una decina. Tutte le volte che faceva un tour io ero tra le persone “gradite“ nel backstage. Poi cambiato il manager e dopo la morte di Diana le cose cambiarono".
E quando gli fece ascoltare quel che aveva imparato dalla sua musica?
"Qualche anno dopo il primo incontro al Principe di Savoia a Milano prima di un concerto. Ci sedemmo al piano nella hall e suonammo insieme un medley di suoi pezzi. Al termine mi disse testualmente: se il migliore me che abbia mai sentito".