La cena tra sconosciuti tra performance e citazioni

La cena tra sconosciuti  tra performance e citazioni

La cena tra sconosciuti tra performance e citazioni

Cosa accade in una cena tra sconosciuti? A Urbino è stata organizzata nei giorni scorsi; era a base di piatti vegetali. Il titolo era: “Impavide patate“ e ad accogliere noi e altri 13 ospiti c’erano Claudia Auricchio, Sara Rombaldoni e Monica Vecchiato con del karkade (infuso di fiori di ibisco) e una focaccia alla cipolla rossa e patate. "Siamo tre studentesse del Biennio in Comunicazione e Design per l’Editoria dell’Isia di Urbino. Nell’ambito del corso di Metodologia della progettazione tenuto dal professore Marco Tortoioli Ricci, dall’anno scorso, la nostra scuola ha in concessione lo spazio Rumore. E’ gestito autonomamente dagli studenti e posto al centro della città, per organizzare conferenze, laboratori ed esperienze, con l’obiettivo di coinvolgere la comunità in un nuovo sistema didattico".

Il loro progetto ha un nome incisivo ma che suona familiare nonostante l’incipit sia quello di mettere a tavola sconosciuti, “Tvaia“ ovvero tovaglia in dialetto urbinate.

"L’intento è di mettere in relazione le diverse persone che abitano o attraversano la città di Urbino, ma che di solito non hanno occasione di conoscersi. Crediamo che l’incontro con l’altro sia sempre una forma di nutrimento e che niente unisca più facilmente del mangiare insieme. Quando ci si siede alla stessa tavola, non ci si alimenta solo col cibo, ma ci si nutre l’uno della presenza dell’altro. Abbiamo pensato di riunire attorno ad una tovaglia cittadini, lavoratori locali e giovani studenti universitari. Come? Organizzando delle cene tra sconosciuti, dove il cibo diventa strumento per rompere il ghiaccio. La scelta delle cene vegetali deriva dall’intento di creare degli eventi inclusivi e sostenibili con ingredienti che provengono anche dal recupero di frutta e verdura dai mercati della zona".

Primo appuntamento il 28 aprile con la cena Party col porro. "Una volta seduti i commensali sono stati invitati ad adottare la pratica del Cadavere squisito, usata dai surrealisti per la creazione collettiva di poesie e disegni, per applicarla alla composizione dei piatti. Ognuno è stato composto dai partecipanti che, aggiungendo un ingrediente alla volta, hanno simbolicamente nutrito l’altro. Impavide Patate, invece, ha avuto al centro dell’incontro l’utilizzo di utensili “sociali“, che prevedono la cooperazione tra i partecipanti. Niente posate ma stecchini di un metro che obbligavano i presenti a nutrirsi a vicenda". Ultimo evento il 3 giugno, aperto a tutti, e allora si potrà scoprire se l’esame è stato superato. Su Instagram Tvaia le cene passate.

Francesco Pierucci