"La dismissione della discarica ci costerà milioni di euro"

Qualche giorno fa la coop sociale Articolo 32 ha invitato i cittadini a un incontro alla sala del consiglio comunale...

Qualche giorno fa la coop sociale Articolo 32 ha invitato i cittadini a un incontro alla sala del consiglio comunale per discutere del destino della discarica di Ca’ Rafaneto (Barchi), che ha esaurito il suo ciclo di vita e va sistemata in superficie col cosiddetto "capping" (letteralmente "tappatura"). Insomma, il tema è quello della sua gestione "post mortem".

Sarebbero due, secondo Articolo 32, i nodi di questa gestione: gli enti titolari non avrebbero accantonato fondi sufficienti alla bisogna e in secondo luogo la proposta di gestione pubblico/privato emersa lo scorso novembre da parte di una ditta privata (la Feronia srl) potrebbe non essere la soluzione migliore.

Scrive Articolo 32, tra l’altro: "La cosiddetta gestione ’post mortem’ della discarica di Ca’ Rafaneto costerà, nella migliore delle ipotesi, diverse decine di milioni di euro, che in massima parte dovranno essere sostenuti dai cittadini dei Comuni di Fossombrone (28,91%) e Colli al Metauro (30,24%), in proporzione alle quantità di rifiuti conferiti all’impianto. Il conferimento dei rifiuti prodotti dai Comuni della ex Comunità Montana del Metauro di Fossombrone nella discarica di Ca’ Rafaneto, che è nel Comune di Terre Roveresche, era iniziato nel 1989 ed è cessato nel 2014. L’impianto resta una ferita aperta nel nostro territorio, sia dal punto di vista ambientale e sanitario sia dal punto di vista economico-finanziario, gli enti gestori non hanno infatti accantonato le risorse necessarie a gestire il cosiddetto "post mortem".

La ditta Feronia S.r.l., già proponente del contestato biodigestore anaerobico autorizzato dalla Provincia, il 13 novembre scorso ha presentato al Comune di Terre Roveresche – e suo tramite ai Comuni proprietari della discarica – un progetto di parternariato pubblico-privato, proponendosi per eseguire la ricopertura della discarica e la gestione della stessa per i prossimi trent’anni. È veramente la soluzione più conveniente?".

Merita segnalare che i sindaci dei Comuni interessati non hanno ritenuto di partecipare all’incontro. Hanno giustificato la decisione sostenendo in un comunicato in primis che solo i Comuni hanno il personale e le competenze necessari a valutare il progetto della ditta che si è proposta e in secondo luogo che sostanzialmente quasi tutti i relatori all’incontro avevano già dimostrato di essere prevenuti avendo già proposto ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato sul progetto del biodigestore.

a.bia.