“La famiglia urbinate“ di Radicioni tra Rinascimento e modernità

Prosegue la mostra allestita all’Alberto San Domenico curata dal figlio dell’artista scomparso nel 1997.

“La famiglia urbinate“ di Radicioni tra Rinascimento e modernità

“La famiglia urbinate“ di Radicioni tra Rinascimento e modernità

Prosegue ancora fino alla fine di giugno, nel corridoio dell’Albergo San Domenico, la mostra “La Famiglia Urbinate“, interamente dedicata alle opere del maestro fanese Bruno Radicioni. L’esposizione è visitabile tutti i giorni a ingresso libero e presenta una ventina di oli su tela e una china del pittore, una delle firme fanesi più importanti del periodo contemporaneo.

Spiega il figlio Lorenzo, che ne è curatore: "Mio padre ha avuto il privilegio di vivere della sua arte, ma lavorando sempre con piacere, non come una macchina. Gli piaceva uno scorcio, specie nel Salento incontaminato prima del boom turistico? Si piazzava e lo dipingeva dal vero per ore". Poi, le figure calve, la sua cifra stilistica, presenti in numerose opere.

Ma la sua arte ha un percorso lungo: "Era un giovane pittore di 39 anni – racconta Lorenzo – quando nel 1972 realizzò la sua mostra personale alla casa di Raffaello. Poi solo tre anni più tardi aprì la sua prima bottega d’arte nel centro di Fano". Radicioni aveva quindi preso consapevolezza che l’ospitata ad Urbino, importante palcoscenico e luogo d’arte, gli aveva conferito un riconoscimento generale; dal 1964, anno del suo ritorno dal Canada dopo un decennio vissuto artisticamente alla bohemienne, desiderava comunicare amore con le sue tipiche figure calve. Figure che dal profondo oblio desideravano trovare la possibilità di riemergere donando emozioni attraverso sguardi, gesti, simboli di una metafisica che già era stata per Radicioni un seme che avrebbe rigermogliato trenta anni più tardi, intorno agli anni ’90. Il periodo di maggior fama durò meno di un decennio, con mostre di grande successo e commenti lusinghieri. Lo storico Alberto Berardi, disse: "Entrare in una stanza dove sono esposte le opere di Radicioni è come entrare nella sala degli specchi e perdersi al suo interno. Ma sappiamo tutti che a volte perdersi è bello e ritrovarsi poi è meraviglioso!" Radicioni scompare nel 1997.

Da quel momento è il figlio Lorenzo a iniziare a curare sue mostre personali che continuano a diffondere le atmosfere moderno pierfrancescane del padre, oltre a paesaggi e nature morte, tutte tipologie apprezzabili alla mostra urbinate, tra conchiglie e fiori che punteggiano gli oli, tra cui lo sguardo si perde nello scoprirli tra solenni personaggi a mezzobusto e architetture che non possono che rimandare alla cultura urbinate.

Giovanni Volponi