La grande forza del Belcanto “Il birraio di Preston“, un successo

La lirica post-Rof si dimostra sempre più azzeccata. Tanti applausi a regìa, cast e orchestra

La grande forza del Belcanto  “Il birraio di Preston“, un successo

La grande forza del Belcanto “Il birraio di Preston“, un successo

di Claudio Salvi

“Il Birraio di Preston“, l’opera di Luigi Ricci ripresentata in forma moderna, dopo un oblìo durato ben 133 anni, è stata l’ultima preziosa riscoperta che dobbiamo a “Il Belcanto ritrovato“, rassegna ideata con lungimiranza da Rudolf Colm e che ha trovato nella complicità della direzione artistica condivisa con Saul Salucci – e con lui il prezioso apporto dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini – i giusti alleati per un festival che si colloca come ideale prosecuzione del Rossini Opera Festival. E queste prime due edizioni (tre considerando l’anno di rodaggio), hanno dimostrato come melomani e appassionati del Belcanto, non sazi della programmazione del Rof, possano contare su un altro festival che certo riguarda autori minori dell’800, ma non per questo meno interessanti. E’ il caso del compositore napoletano Luigi Ricci che con quest’opera dimostra la sua meritata fama di campione dell’opera buffa post-rossiniana.

In effetti “Il Birraio di Preston“ (diventato noto anche grazie all’omonima opera di Andrea Camilleri), è un melodramma giocoso con tutti gli ingredienti giusti: un matrimonio che sta per celebrarsi, un presunto disertore sullo sfondo di una guerra, la precipitosa sostituzione di questi da parte del promesso sposo (gemello del militare) ed una serie di divertenti equivoci fino all’immancabile lieto fine. E la messinscena di Daniele Piscopo, fedele alla proposizione originaria in tre atti, ha restituito al numeroso pubblico dello Sperimentale un’opera divertente, piacevole ma non per questo priva di elementi d’interesse. La direzione sicura ed energica del maestro Daniele Agiman (basata su un’attenta ricostruzione filologica della partitura di Ricci), ci ha restituito i colori di un’opera nella quale si intravedono elementi musicali di grande modernità. Per parte sua l’Orchestra Sinfonica Rossini, reduce dal tour de force “roffiano“, è stata ben al di sopra dell’impegno richiesto così come il Coro del Teatro della Fortuna diretto da Mirca Rosciani. Meno bravo l’estensore di questa recensione, che nella presentazione dell’evento aveva indicato per errore nomi che con il cast dell’opera non c’entravano nulla. Ecco quindi quelli giusti per doverosa correttezza ma, soprattutto, per le loro splendide interpretazioni: da Inés Lorans (Effy); a Francesco Samuele Venturi (Tobia); da Gianni Giuga (Daniele Robinson) ad Aloisa Aisemberg (Miss Anna); da Antonio Garès (Sir Oliviero Jenkins); ad Alessandro Abis (Lord Murgrave); da Nicola Di Filippo (Lovel) a Simone Nicoletto (Bob). Unica nota stonata, lo Sperimentale, assolutamente inadatto per rappresentazioni di questo genere. Il nostro auspicio sarebbe rivederla in futuro magari al Teatro Rossini.