La paura dei buchi e dell’ignoto

La tripofobia è una paura dei buchi, in particolare quelli piccoli e misteriosi. Questo articolo racconta l'esperienza personale di una donna che soffre di questa fobia e come cerca di superarla.

Tripofobia. Paura dei buchi. Non credo di aver mai trattato questo tema, ma parlare delle proprie fobie è un modo per superarle, o almeno così dicono. Non ho paura di tutti i buchi, ma solo di quelli piccolissimi che non permettono di sapere che cosa contengono al loro interno. Ho iniziato a soffrirne da ragazzina, in prima superiore dopo un sogno alquanto bizzarro: ero in bagno che mi pettinavo i capelli e ad un certo punto vedo uscire dei micro ragnetti da ogni capello caduto, come se questi fossero stati dei piccolissimi tubicini. Alzata la testa per osservarmi allo specchio ho notato che avevo dei piccolissimi buchi sul cuoio capelluto. Un sogno rivoltante e orrendo, ma da quel giorno, al solo pensiero di piccoli buchi misteriosi, mi vengono i brividi sul braccio sinistro e sulle guance -lo so, sono strana-. Tondi, neri e perfetti che possono celare l’impossibile. Mi sento male alla vista di tutto ciò che ricorda un vuoto infinito e pieno di segreto, come i semi del fiore di loto, o le bolle nell’impasto della pizza, a volte anche disegni o fotografie che contengono qualcosa di simile e indefinito. Credo che tutto questo sia una piccola parte di un terrore più grande: l’ignoto. Non sapere, soprattutto se si tratta di me stessa o del mio corpo e dei miei pensieri, mi distrugge. Ogni volta che vado in ospedale a fare visite e controlli come gli esami del sangue, ho bisogno di vedere l’ago che entra nella mia pelle. Necessito di tenere sotto controllo tutto quello che mi viene fatto, perché è un modo per alleviare il dolore, assimilarlo ed elaborarlo. È un modo di somatizzare consapevolmente e senza sprecare energie.

Asia D’Arcangelo