La spiaggia contesa Vende le quote ai parenti nei guai per falso e abuso

Il caso di un 75enne, amministratore di sostegno figlio di una storica bagnina. Gli eredi esclusi hanno fatto causa: condannato l’uomo e due nipoti .

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La spiaggia contesa Vende le quote ai parenti nei guai per falso e abuso

Quella spiaggia a peso d’oro era stata "svenduta" ai nipoti, ma a discapito di altri eredi. Ne era nata una battaglia in famiglia che è finita in tribunale e che ieri ha portato alla condanna dei tre imputati a un anno e tre mesi a testa e al pagamento di una provvisionale di 10mila euro. Abuso d’ufficio e falso, gli addebiti.

La spiaggia contesa si trova a Fosso Sejore ed era gestita da una storica bagnina (nel frattempo deceduta). A finire nei guai sono stati il figlio della donna, Antonio Tombari, 75enne pesarese, il figlio Stefano e la nipote Caterina. Secondo la procura, il 75enne, in qualità di amministratore di sostegno dell’anziana madre, proprietaria della società che gestisce la spiaggia, aveva venduto illecitamente tutte le quote al figlio e alla nipote al prezzo di 30mila euro. Da qui, l’accusa di abuso d’ufficio perché proprio come amministratore di sostegno si sarebbe dovuto astenere dal vendere al figlio e alla nipote. Il falso invece sarebbe legato alla stima che l’amministratore aveva fatto fare della società da un commercialista pesarese il quale ha valutato in 15mila euro il valore delle quote. Stima che l’amministratore ha presentato, insieme all’offerta d’acquisto di 30mila euro avanzata dal figlio e dalla nipote, sul tavolo del giudice che, sulla base di quelle carte, aveva dato l’autorizzazione alla vendita. Spiccioli, secondo gli altri parenti ed eredi che hanno sporto denuncia sostenendo che il reale valore della società si aggirerebbe sui 140mila euro. La procura aveva chiesto l’archiviazione, ma i due parenti "esclusi", assistiti dall’avvocato Andrea Casula, si erano opposti. Il giudice gli aveva dato ragione formulando l’imputazione coatta.

Le indagini erano riprese, portando così elementi ulteriori alle accuse di abuso d’ufficio e falso. Nell’inchiesta non era mai finito invece il commercialista che aveva messo la firma su quella stima ritenuta falsa rispetto al reale valore della società. Finiti sul banco degli imputati, ieri l’amministratore di sostegno e figlio dell’anziana defunta e poi i due nipoti della donna (il figlio del primo e una cugina), sono stati condannati. Liquidata una provvisionale per i denuncianti costituiti parte civile con l’avvocato Casula che ora chiederà il resto al giudice civile. Il difensore dei tre, l’avvocato Federico Bertuccioli, attende le motivazioni e poi farà appello.