La strage di Urbino. I colleghi del 118 e una folla in lacrime per l’addio a Stefano

Il funerale dell’autista dell’ambulanza. Il parroco: "Cerchiamo un perché"

La strage di Urbino. I colleghi del 118 e una folla in lacrime per l’addio a Stefano

La strage di Urbino. I colleghi del 118 e una folla in lacrime per l’addio a Stefano

Ieri pomeriggio alla chiesa parrocchiale di Maria Ausiliatrice si sono svolti i funerali di Stefano Sabbatini, l’autista soccorritore di 59 anni che assieme ai suoi colleghi del 118 Cinzia Mariotti e Sokol Hoxha e al paziente che trasportavano, Alberto Serfilippi, è rimasto vittima dello schianto in galleria dello scorso 27 dicembre, a Urbino. Moltissimi i cittadini che hanno voluto dare l’ultimo saluto a questo "angelo del soccorso", come molti sono stati anche i colleghi che nella classica tenuta arancione ne hanno atteso il feretro sul sagrato, in piazza Giovanni XXIII. Le autorità erano rappresentate dal presidente della Provincia Giuseppe Paolini, dal sindaco di Fossombrone Massimo Berloni, dal vicesindaco Michele Chiarabilli e dall’assessore urbinate Elisabetta Foschi, che ha voluto testimoniare la vicinanza del sindaco Gambini.

Intense le parole con cui don Steven Carboni, il parroco, ha voluto introdurre il rito di commiato: "Dopo questi lunghi e intensi giorni, abbiamo bisogno di salutare Stefano e dobbiamo farlo con la forza della fede. L’altro giorno lo abbiamo fatto con un rito civile molto bello alla camera ardente della Croce Rossa, in cui una processione di gente continua ha voluto testimoniare la vicinanza alla famiglia. Oggi invece siamo qui affinché siano la parola di Dio e la forza della nostra fede a dare conforto a chi rimane".

Nell’omelia, poi, don Steven ha affrontato il mistero di una tragedia che ha visto la salvezza da una parte, coi ragazzi della gita parrocchiale tutti salvi assieme ad accompagnatori e autista, e la morte dall’altra, con gli occupanti dell’ambulanza accomunati da un destino terribile e beffardo. "Ho avuto la notizia un po’ tardi, mercoledì scorso – ha detto – e non avevo compreso quanto l’accaduto potesse ancora una volta toccare così da vicino i forsempronesi. Me ne sono sono reso conto quando mi ha chiamato il sindaco. Subito abbiamo condiviso un dolore che era della comunità e la responsabilità di essere chiamati ancora una volta a essere vicini, tutti, perché avevamo davanti un fatto più grande di noi. In un primo momento, come sempre, ci siamo interrogati sui fatti, sui nomi. Dietro i nomi conosci poi i volti e le storie e tutto si fa tremendamente vicino. Dopo il come ovviamente arriva il momento di chiederci il perché: la dinamica passa in secondo piano e ci si chiede il senso di quello che è successo".

Già, il senso: per chi ha la fede sta nella resurrezione di Gesù, come ha sottolineato don Steven. Per chi non ce l’ha, è uno dei molti misteri della condizione umana. Stefano Sabbatini lascia la mamma Anna, il babbo Luciano, la sorella Stefania, i figli Sue Ellen, Valerio e Samuele, la moglie Manola, i nipoti Sebastiano e Brando. Le sue ceneri saranno tumulate nel cimitero di Fossombrone.

Adriano Biagioli