La terribile sconfitta di Adrianopoli

Il finale della battaglia di Adrianopoli (378 d.C.): l'imperatore romano Valente, in fuga disordinata, cadde mortalmente ferito da una freccia, il suo corpo non fu mai ritrovato.

Sulla morte dell’imperatore romano Valente, scrisse lo storico romano Ammiano Marcellino (nato circa nel 330 d.C., morto ante IV secolo): "Sotto un sole implacabile, i Romani, già spossati dalla fame, tormentati dalla sete e aggravati dal peso delle armi, cedettero alla pressione dei barbari divenuta insostenibile e, nella disperata situazione determinatasi, non restò loro altro scampo che una fuga disordinata. E mentre tutti fuggono confusamente per ignoti sentieri, l’imperatore, vistosi perduto, saltando i mucchi dei cadaveri, ripara presso i lancieri, i quali, finché l’esercito aveva tenuto testa alla moltitudine dei nemici, erano rimasti incrollabilmente al loro posto. Intanto i barbari inferociti si erano buttati all’inseguimento dei nostri, ormai istupiditi dalla fatica: alcuni furono uccisi senza nemmeno accorgersene, altri furono travolti e schiacciati dalla massa degli inseguitori, altri ancora cedettero ai colpi dei loro stessi compagni che intendevano riorganizzare le file e non risparmiavano chi continuava nella fuga. Per di più la ritirata era resa difficile dagli innumerevoli feriti che si lamentavano in modo straziante e dalle cataste di cavalli morti. Sul campo di battaglia, a celare pietosamente l’ormai irreparabile danno dell’Impero, scese una notte senza luna. Al calar delle prime tenebre, l’imperatore (così almeno si pensa, dato che testimoni non ne esistono) cadde trafitto mortalmente da una freccia e il suo corpo non fu mai più ritrovato. Nella zona rimasero infatti per parecchi giorni bande di spogliatori di cadaveri e nessuno quindi, né i soldati romani né gli abitanti del luogo, osò avvicinarsi" (Storie, libro XXXI).

Questo il finale della battaglia di Adrianopoli (378 d.C.) una delle più grandi sconfitte della storia di Roma.

(puntata 310)

Daniele Sacco