L’addio della dg Storti. La politica si scatena: "Reparti chiuderanno": "Ci rimetterà la gente"

La dirigente Ast1 lascia, accuse di Biancani e Ruggeri alla giunta Acquaroli. Il candidato dem: "L’atto aziendale fermo perché ci sono meno risorse. e più costi". La consigliera 5S: "Hanno paura, rimandano a dopo il voto".

L’addio della dg Storti. La politica si scatena: "Reparti chiuderanno": "Ci rimetterà la gente"

L’addio della dg Storti. La politica si scatena: "Reparti chiuderanno": "Ci rimetterà la gente"

All’indomani della notizia del pensionamento anticipato, dopo meno di un anno, di Nadia Storti, dg dell’Azienda sanitaria di Pesaro e Urbino, che il primo maggio ha deciso di uscire definitivamente di scena malgrado il suo mandato scadesse nel 2027, la politica si scatena. Si cercano le responsabilità politiche di un gesto che appare talmente precipitoso da far sospettare una frattura profonda tra la manager jesina e i vertici regionali. Ma soprattutto si cerca di capire cosa succederà ora, ora che l’azienda sanitaria si trova con un atto aziendale da approvare (è da lì che dipendono le sorti del personale e l’organizzazione dell’attività), servizi psichiatrici da ricollocare, la prospettiva di un cantiere per il nuovo ospedale a Muraglia e l’arrivo del privato a Villa Fastiggi. Sul successore, è già partito il totonomi: oltre all’ex direttore amministrativo di Marche Nord Antonio Draisci, ora al Dipartimento Salute della Regione, c’è chi ha ipotizzato il rientro di Nicola Nardella, ora direttore generale dell’Usl Umbria 1 nonché marito di Maria Capalbo, ex dg di Marche Nord e ora all’Incra di Ancona. Ma la nomina di Nardella in Umbria risale solo a ottobre, per cui appare difficile che possa mollare dopo nemmeno 6 mesi.

Intanto Andrea Biancani, candidato sindaco di Pesaro per il centrosinistra, dà una sua lettura: "E’ gravissimo quello che è successo – dice –. Se il direttore generale, uno dei migliori a livello regionale, ha detto basta, vuol dire che era arrivata ad un livello tale da non vedere altre soluzioni di fronte a una politica che racconta le favole. La madre di tutti gli errori è stata la fusione a freddo dell’azienda ospedaliera Marche Nord con l’Area Vasta. L’altro peccato originale è stato aver scelto di non fare il nuovo ospedale da oltre 600 posti, che avrebbe consentito di razionalizzare il personale e i fondi. Io so perché l’atto aziendale non lo vogliono fare, lo tengono fermo in un cassetto. E’ perché quell’atto certifica che ci sono meno risorse e più costi, e il direttore generale con meno soldi non può far altro che razionalizzare evitando i doppioni, ma la politica questo non lo può dire. Invece quello che accadrà, è che alcuni reparti chiuderanno e che si continueranno a spendere milioni di euro per i privati: tipo medici a gettone, ma anche la privatizzazione dei servizi, come quelli psichiatrici".

Durissimo l’attacco di Marta Ruggeri, capogruppo in Consiglio regionale Cinque Stelle: "Troppe volte ho sentito dire dall’assessore Saltamartini “Ci penserà la Storti, aspettiamo la Storti”. Questa cantilena è stata pronunciata sempre tanto da portarmi a chiedere fino a che punto i dirigenti sono disposti a fare le foglie di fico coprendo le vergogne dei politici e dei loro insuccessi. Ecco, abbiamo appreso che la dottoressa Storti è stata disposta a ciò per poco, pochissimo, avendo optato per la pensione anticipata con cui lascerà dal primo maggio l’Ast1 in un pantano tale non certo per sua inadeguatezza, ma perché i decisori politici hanno abdicato al loro ruolo per manifesta incapacità. Mentre il piano sociosanitario regionale, l’atto più importante varato dalla giunta in questa legislatura, è stato portato in consiglio in una manciata di giorni, le linee guida per redigere gli atti aziendali che dovevano essere approvate a dicembre sono ancora ferme nella palude della quarta commissione, aspettando di approvarle in modo che gli atti aziendali siano pubblicizzati post elezioni amministrative, tanto da non mettere a repentaglio le candidature a sindaco di Lanzi a Pesaro e soprattutto Serfilippi a Fano, città innegabilmente penalizzata dalla giunta regionale con la complicità della pochezza delle battaglie messe in campo dal sindaco Seri". "Quando la segretaria della Lega Latini – aggiunge Ruggeri – chiese la testa di Saltamartini accusandolo di essere la causa del crollo dei consensi del partito delle Marche, il presidente Acquaroli nascose la testa sotto la giacca come la presidente di Fdi e gli fece quadrato intorno. Solo che ormai i problemi in sanità sono tali che anche nascondendosi i cittadini troveranno comunque i responsabili e ne chiederanno conto".

Chiamato in causa da Ruggeri, replica il sindaco di Fano Massimo Seri, parlando di "ombre sulla gestione sanitaria": "Tre direttori sanitari in tre anni rappresentano un record negativo e confermano la confusione con cui si sta portando avanti la sanità nel nostro territorio - continua Seri -. Non si può gestire in questo modo la salute dei cittadini, dalla Regione ci attendiamo coerenza e serietà. Questa frammentazione evidenzia la mancanza di continuità e credibilità nel progetto sanitario. Chiediamo risposte su temi rilevanti e prioritari come l’atto aziendale, la destinazione di risorse economiche, la strategia per colmare i vuoti di personale sanitario e medico. Preoccupa il silenzio da parte di esponenti regionali dell’attuale maggioranza. Non vorrei che dopo le elezioni del 9 giugno ci siano spiacevoli sorprese pagate dai cittadini".