L’altro Volponi, il collezionista. Viaggio tra passioni e malinconie

Inaugurata alle Sale del Castellare l’esposizione delle opere dal 500 al 900 appartenute al grande romanziere

L’altro Volponi, il collezionista. Viaggio tra passioni e malinconie

L’altro Volponi, il collezionista. Viaggio tra passioni e malinconie

Non è una semplice mostra di opere da una collezione privata quella inaugurata ieri alle Sale del Castellare e dedicata a Paolo Volponi. ‘Figure per un romanzo. Paolo Volponi e le arti. Opere dal 500 al 900 della collezione privata’, curata da Luca Cesari e aperta fino al 30 settembre a ingresso libero, è infatti un po’ come entrare nelle più intime riflessioni dello scrittore urbinate, che negli anni ha non solo raccolto decine e decine di opere d’arte di ogni epoca, ma le ha guardate e riguardate, ha annotato riflessioni, ha disegnato schizzi su taccuini, ha scritto testi critici su di esse.

Il comune di Urbino con questa esposizione celebra i cento anni dalla nascita, avvenuta nel 1924, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti per la parte ideativa. Ha detto il curatore e direttore dell’Accademia Cesari: "Il tentativo forse temerario di questa esposizione è quello di mettere in ordine il raptus di Volponi; cercando anche di associare alle pitture le espressioni dell’autore più capaci di sortire il succo della raffigurazione. Volponi praticò un collezionismo che ci appare come un mareggiare di passioni potenti e depressioni, malinconie, enfasi, di un amatore vorace d’impulsi e di acquisti".

Tra i quadri presenti in mostra, tutti generosamente concessi dalla figlia Caterina, spiccano alcuni dipinti più antichi davvero interessanti: un ritratto di gentiluomo di Federico Barocci, una Santa Martire di Giovan Francesco Guerrieri, un ritratto di Clemente XI di Maratta. Alle opere sono poi sono intercalati testi e schizzi di pugno dello scrittore: "Ammirando la mostra - ha detto la figlia Caterina - credo che si possa scoprire davvero il lato più autentico di mio padre". Un ‘secondo’ o ‘terzo’ mestiere, quello di critico, esercitato con modalità sempre più intense dal 1956 al 1964, le cui tracce compongono un corpus disperso che sarà materia di una edizione della casa editrice Electa, nei prossimi mesi.

Da casa Volponi sono uscite per la prima volta anche opere del ’900 di urbinati come Bruscaglia ma anche di romani come Schifano e Festa, o milanesi d’ambiente come Cavaliere e Isgrò. In questo consiste l’aspetto più nuovo e inedito della mostra, sfatando il pregiudizio dell’unico amore di Volponi per l’arte del Sei-Settecento. Tra le varie opere, anche sculture, vediamo De Chirico, Bartolini, Guttuso, Bompadre, Pomodoro, Cucchi, Mattiacci. La mostra sarà aperta tutti i giorni, anche festivi, dalle 10 alle 13 e dalle 15:30 alle 18:30.

Giovanni Volponi