
Lavorare a 40 gradi. Orari scelti e pause. Ma in certe fabbriche si fatica a respirare
"Al vostro buon cuore". Questo il filo conduttore che regna nel mondo del lavoro con questo caldo africano. Perché le condizioni dei dipendenti, non essendoci una normativa precisa, sono lasciate ai datori di lavoro e alla loro sensibilità. Comunque "benché ci sia la possibilità di usufruire della cassa integrazione quando si superano i 35 gradi, da noi questo ammortizzatore sociale non è stato mai chiesto", dice Giuseppe Lograno della Cgil che segue sia il settore del legno, sia quello dell’edilizia.
Uno dei comparti più delicati è quello dell’edilizia dove sono impegnati molte centinaia di lavoratori per le opere che procedono con i fondi del Pnrr e quindi anche con la spada di Damocle sulla testa di rispettare i tempi di consegna.
Dice un imprenditore del settore con alcuni cantieri aperti: "C’è la massima attenzione nei confronti dei lavoratori soprattutto in questo momento perché entrano al lavoro la mattina presto per poi fare una pausa durante l’ora di pranzo. Questo anche per evitare rumori molesti quando i cantieri sono attaccati alle abitazioni. Poi, oltre alle varie misure, alcune situazioni sono legate alla discrezionalità del capocantiere per cui se uno lavora su un tetto, si fanno fare pause per rifocillarsi e poi riprendere".
Una situazione che viene confermata in parte anche dal sindacalista Lograno "anche se in alcuni cantieri, dove si lavora per la manutenzione, come per esempio nei lavori stradali, si opera anche di giorno con tutte le cautele del caso perché non si possono bloccare le autostrade e le grandi linee di comunicazioni. E la stessa cosa vale anche per la manutenzione delle linee ferroviarie". Poi Lograno prosegue: "Noi come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto alla Regione di introdurre una normativa così come hanno fatto altre regioni per evitare di lavorare dalle 12 fino alle 16 e cioè sotto il sol leone. Stiamo aspettando, ma l’amministrazione di Pesaro sotto questo profilo dobbiamo dire è molto sensibile".
E dentro le fabbriche la situazione qual è? "Stiamo girando in questo periodo in molte aziende – continua Lograno – e devo dire che le condizioni di lavoro non sono ottimali perché si opera con un caldo soffocante e umido dove è anche difficile respirare. Si accendono i ventilatori e si aprono tutte le porte per aumentare la circolazione dell’aria, ma la situazione non è facile. Anche se in questo momento ci sono fabbriche dove si lavora anche un giorno in meno la settimana ed a volte anche due perché il lavoro è in calo e stanno aumentando le richieste di cassa integrazione. Con l’aria che tira, fatte alcune eccezioni, tutte le aziende del mobile nel mese di agosto chiuderanno per tre settimane e non credo ci saranno eccezioni. E sotto questo aspetto le condizioni non andranno a migliorare a settembre e ottobre, mesi di stanca sotto il profilo produttivo".
E nelle campagne dove in questo periodo si raccolgono pomodori, zucchine ed anche frutta come le pesche siamo come nelle piantagioni di cotone dell’Alabama? "No, no nella nostra provincia per fortuna non siamo come in Puglia. Diciamo che tutti per tutti i lavoratori impegnati nei campi vengono rispettati i contratti di lavoro e soprattutto i diritti umani – dice Danilo Santini della Cisl – per cui le condizioni sono decenti. Di capolarato non ne abbiamo per fortuna anche se ci sono alcune zone grige che monitoriamo".
m.g.