Lavoratori nel sociale, la protesta prosegue

I membri del Comitato diritti educatori professionali Marche ribadiscono "problemi sollevati per noi ancora irrisolti".

A manifestare a Roma nei giorni scorsi, durante lo sciopero nazionale del lavoro sociale, c’erano anche professionisti da Urbino, Fano e Pesaro. Sono i membri del Comitato diritti educatori professionali Marche, i quali si sono mossi insieme a Rete educatori/educatrici Rimini e Adl Cobas per protestare contro il rinnovo del proprio contratto collettivo nazionale che, secondo gli scioperanti, non soddisfa ciò servirebbe alla categoria, ma accontenta solo le cooperative.

"Dopo un rinnovo che assomiglia più a un’elemosina data senza neanche credere in Dio, era inevitabile uno sciopero – commenta il Comitato –. Sciopero con cui la categoria urla la propria rabbia. Il rinnovo è giunto con cinque anni di ritardo (dal 2019 siamo arrivati al 2024) e non riconosce neanche un indennizzo. In più, gli aumenti saranno dati in tre tranche, con scadenza a fine 2025, sempre che le cooperative non si trovino in difficoltà, perché in quel caso, al di fuori della prima rata, sarebbero autorizzate a posticiparli".

"Tutto ciò, senza considerare l’inflazione, che a fine 2025 renderà il nostro stipendio ancora più da fame, e una tanto aspettata tredicesima, che è solo metà di uno stipendio, anch’essa da versare in tre tranche. Un adeguamento di livello che spetterebbe a tanti, ma è riconosciuto solo a pochi, notti passive che andrebbero eliminate e invece saranno incentivate, con solo qualche euro in più corrisposto: questi e altri punti sono le briciole date dai sindacati confederati alla nostra categoria, la cui tutela, ormai si è capito, non interessa minimamente. Per finire, tanti educatori non iscritti ad alcun sindacato si sono visti arrivare un conto salato inatteso, cioè uno 0,1 per cento lordo di un anno di stipendi da versare alle sigle firmatarie del rinnovo. Tassa imposta dalle cooperative, obbligate a decurtare la cifra dagli stipendi già bassi degli educatori".

Per tutto questo e per spingere verso l’internalizzazione dei servizi in cui lavorano gli educatori, il 10 aprile il Comitato si è unito alla Rete educatori/educatrici di Rimini per andare, insieme ad Adl Cobas, a scioperare a Roma: "Ancora una volta chiediamo con forza di essere ascoltati e di poter dire anche noi, che viviamo in prima persona il disagio e la mancanza di diritti del nostro lavoro, cosa sia importante fare per rinnovare davvero il contratto collettivo nazionale. Gli educatori devono realmente essere ascoltati.

n. p.