Le cento vite di Cagliostro

Martedì conferenza a Pesaro con lo studioso e scrittore Pasquale Palmieri

Le cento vite di Cagliostro

Le cento vite di Cagliostro

Martedì alle ore 17,30 nella sala convegni di palazzo Ciacchi, nell’ambito della serie “Pesaro Storie“ proposta dalla Società pesarese di studi storici avrà luogo una conversazione con Pasquale Palmieri, autore del libro “Le cento vite di Cagliostro“. Giuseppe Balsamo, palermitano, detto altresì conte di Cagliostro, a 228 anni dalla morte (si spense prigioniero a San Leo nell’estate del 1795) continua a incuriosirci e a far discutere.

Abile avventuriero – abilissimo, anzi, visto che riuscì a girare mezza Europa spendendo soldi altrui e facendosi ricevere nei migliori salotti –, fondatore di un rito massonico da lui stesso inventato, Cagliostro divise anche ai suoi tempi l’opinione pubblica tra chi ne esaltava i meriti e chi invece lo riteneva un truffatore (per esempio Giacomo Casanova, che nelle sue “Memorie“ ne ricorda "l’audacia, la sfrontatezza, lo scherno e la birbanteria"). Al di là delle singole vicende, alcune delle quali si inquadrerebbero senza fatica sotto la fattispecie di “truffa“, la vicenda finale di Cagliostro va però letta sullo sfondo della Rivoluzione francese. Lo studio di Pasquale Palmieri sottolinea infatti come Cagliostro fosse ormai, agli occhi di molti, un simbolo vivente delle nuove idee e dell’espandersi di associazioni settarie, proibite ma diffuse, alle quali molti ascrivevano la rovina del regno di Francia.

Il Sant’Ufficio, che abitualmente operava con procedure segrete, del processo di Cagliostro pubblicò invece gli atti, nell’intento di squadernare le sue imprese al mondo, mostrarne la miseria e il pericolo, trasformare il suo caso giudiziario in un esempio deplorevole di vizio e di empietà; la sua condanna, prima a morte, poi in reclusione perpetua "senza speranza di grazia", sarebbe stata di esempio e ammonizione. Ma così operando, il Sant’Uffizio ha fatto entrare Giuseppe Balsamo – che forse sarebbe stato rapidamente dimenticato, come a tanti avventurieri è accaduto – tra le eminenze grigie ritenute capaci di cambiare il corso della Storia. Il “conte“ venne poi sepolto in luogo ignoto, sul lato occidentale dello sperone di San Leo, e anche la tomba perduta contribuì al fascino di un personaggio sul quale l’Inquisizione aveva volutamente attirato l’attenzione. Pasquale Palmieri è professore associato di Storia moderna all’Università degli studi di Napoli “Federico II“. Oltre a curatele e a saggi su riviste, è autore di “La santa, i miracoli e la Rivoluzione. Una storia di politica e devozione“ e di “I taumaturghi della società. Santi e potere politico nel secolo dei Lumi“.