L’emozione del Belcanto ritrovato In scena “Il Birraio di Preston“

Allo Sperimentale l’opera di Luigi Ricci. A dirigere l’orchestra il Maestro Daniele Agiman

L’emozione del Belcanto ritrovato  In scena “Il Birraio di Preston“

L’emozione del Belcanto ritrovato In scena “Il Birraio di Preston“

Tanta curiosità e attesa per “Il Birraio di Preston“, l’opera che stasera (ore 21), la terza edizione del festival “Il Belcanto ritrovato“, prosecuzione ideale del Rof, propone in prima moderna al Teatro Sperimentale. Il melodramma giocoso in tre atti, su musiche di Luigi Ricci composto nel 1847, avrà tra gli interpreti alcuni tra i migliori cantanti dell’Accademia rossiniana.

Tra loro il soprano Lyaila Alamanova, il tenore Víctor Jiménez e il basso Alessandro Abis. La regìa è stata affidata all’ex baritono, Daniele Piscopo. Sul podio il maestro Daniele Agiman, direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Rossini e direttore artistico del festival, assieme al maestro Saul Salucci.

Daniele Agiman, Il Birraio di Preston, un’opera che a suo tempo fu molto rappresentata ma poi caduta nell’oblio. Perché?

"Una nuova sensibilità sociale e politica in Italia ha visto nascere il “Fenomeno Verdi“ che ha spazzato via, inesorabilmente, qualunque altra idea di teatro. Un po’ come nel caso di Rossini nella prima metà dell’Ottocento. Questa credo essere la ragione prima della scomparsa di un’opera di indubbio valore quale questa di Ricci".

Da un punto di vista strettamente musicale che tipo di opera è Il birraio di Preston?

"Opera comica che parte dai modelli rossiniani ripensati attraverso la lezione di Donizetti. Ma opera pienamente originale nell’anticipare il comico francese (Offenbach) e viennese (famiglia Strauss): un meccanismo teatrale mozzafiato che ha pochi paragoni nell’opera italiana coeva... a mio avviso bisognerà aspettare Schicchi, il capolavoro pucciniano, per trovare un capolavoro analogo in quanto ad efficacia drammaturgica nel segno del comico (e non solo..)".

Drammaturgicamente cosa dovrà aspettarsi il pubblico?

"Tante risate (o sorrisi...), unite ad un virtuosismo vocale davvero impegnativo: il tutto al servizio di una narrazione impeccabile dal punto di vista dei tempi teatrali".

Lo scorso anno Pietro Generali, quest’anno Ricci. Come si è arrivati alla scelta del Birraio di Preston?

"Nella rosa di autori e titoli presi in considerazione, l’opera di Ricci mi è sembrata subito una scelta felice per il pubblico in quanto permette di conoscere un modello di teatro che, nel 1847, aveva tratti di originalità. E poi, da appassionato del grande Andrea Camilleri e anche di birra... insomma, la scelta è stata quasi obbligata".

Ricci e Napoli, Rossini e la città partenopea. E’ possibile che il Cigno abbia in qualche modo influenzato anche il compositore campano?

"Tutti hanno attinto dallo scrigno davvero inesauribile dell’opus rossiniano; questo è un dato di fatto. Se pensiamo a tutti gli autori dell’Ottocento europeo fino ad almeno il 1870, il confronto con Rossini era imprescindibile e necessario, anche solo per prenderne le distanze. E poi la tarda produzione del Maestro... la Petite Messe nella versione originale che guarda al Novecento; i pezzi pianistici che stanno tra Satie e intimismo e crepuscolarismo. Ecco perché il Birraio sarà una scoperta: i modelli rossiniani si avvertono ma la sensibilità è nuova così come il senso del “Teatro“".

Claudio Salvi